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Artisti Abruzzesi
Pittori Scultori Architetti Maestri di Musica Fonditori Cesellatori Figuli dagli antichi a' moderni. NOTIZIE E DOCUMENTI
Vincenzo Bindi
Arnaldo Forni Editore, 1883, pagine 300
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a penna, stupendi, ritrasse le più belle scene ed i personaggi più importanti dell'Ariosto , della Gerusalemme Liberata e della Divina Commedia; e questi lavori, avuto riguardo alla tenerissima et*- di lui, parvero e sono tuttodi cosa davvero meravigliosa e singolare: così egli principiava là dove molti altri finiscono. Tali illustrazioni erano eseguite a primo segno: l'artista non cancellava mai il lavoro fatto, dando cosi prova di spontaneità e c'i somma sicurezza.
All'età di 14 anni il padre lo mandò a Napoli perchè attendesse con regola alla scuola di disegno presso la Reale Accademia di Belle Arti, e perfezionasse nel tempo stesso il suo gusto con lo studio de' capi lavori dell'arte italiana, che adornano il R. Museo e le non poche quadrerie privato di quella cospicua capitale delle Provincie del Mezzogiorno. Cominciò i suoi studi disegnando dal gesso; e, dopo pochi giorni, condusse a penna un piccolo schizzo raffigurante una battaglia, che formò l'ammirazione de' Professori e de' colleghi. Questo od altri lavori, eseguiti con un brio, con uno spirito e con una vivacità singolari, lo resero in breve notissimo; e gli amatori più intelligenti facevano a gara per averne qualcuno. Egli non si rifiatava mai, ma alla presenza de'richiedenti, all'improvviso, su tema dato, rendeva sulla carta, servendosi della penna o della matita, qualunque soggetto.
A 16 anni presentò alla pubblica Mostra un dipinto raffigurante Corradino a Tagliacozzo. Questo suo primo lavoro meritò 1' onore di essere illustrato con un articolo del dottissimo Comm. Bozzelli, stimato critico di arte. « La scena, (cosi scrisse il Bozzelli) è presso a' medesimi campi ove la perdita di una battaglia decise pria della corona, indi della vita di quel principe sventurato. Ne' primi spazi, e sopra una specie d'isolato rialto, avanzasi lentamente l'augusto giovanetto, montando un bigio destriero, ornato di ricco drappo. Con lo sguardo depresso ed il volto attrito da funestissimi pensieri, ei della destra tiene impugnato il brando, ancor nudo ed orizzontalmente disteso in sull' arcione, e della sinistra ne stringe affannosamente la splendida lama. Gli va dinanzi un fido scudiere, che reggendo il freno al cavallo del suo signore con la sinistra, è in atto di strapparsi con la destra gli agitati capelli, a significazione aqfosciosa del turbamento in cui si trova: lo segue un piccolo drappeUo di cavalieri in arme, variamente atteggiati a profondissima tristezza. Nel secondo piano