yo. 29 f. 20 (Atri 16 gennaio 1725). Le due sorelle Donna Cecilia e Donna Anna Merlitti, quest'ultima Bizoca domenicana « Soror Rosa», concordano una donazione di ducati 300 a favore dei Domenicani di Atri nella persona del P. Lettore Emidio Galante, il quale ne godrà sua vita durante in qualsiasi convento sarà « affiliato» (domiciliato), in Atri o altrove.
voi. 29 f. 60r (Atri 13 febbraio 1725). Il Dott. in utroque Don Angelo Antonio Foglietta di Atri dona ducati 300 ai Domenicani d Atri perché li impieghino alla costruzione di un trappeto nei recinti del convento, la cui realizzazione insindacabilmente resterà affidata al P. Lettore Enrico Castagna, facendo obbligo al convento di corrispondere annualmente un livello vitalizio di ducati 18 al detto P. Enrico Castagna di Atri. Alla donazione sono presenti del convento: P. Emidio (Emiglio) Galante Lettore e Priore, P. Felice de Angelis, P. Ignazio Simonetti, P. Lettore Enrico Castagna, P. Giuseppe M.a Longobardi Lettore e Sottopriore, P. Lettore Domenico Brigotti Segretario del Consiglio conventuale.
voi. 29 f. 173v (Atri 30 maggio 1725). Il Dott. in utroque D. Raimondo Mambella è priore della Fraternità del Rosario in Atri, e Mastro Simone Claudiani di Atri ne è Erario.
voi 29 f. 210v (Atri 2 agosto 1725). Chiara d'Oliviero di Mutignano, vedova di Domenico Tudini di Atri, dispone essere sepolta nella chiesa domenicana di Atri.
voi. 29 f. 216v (Atri 10 agosto 1725). Mastro Nicola Antonio Palletta di Atri dispone essere sepolto nella chiesa domenicana di Atri con la solennità che stabiliranno gli « Amministratori della Ven. Cappella di S. Nicola de Sarti», eretta dentro la Cattedrale, sua erede. , i
voi. 30 f. 12r (Atri 27 febbraio 1726). Della Fraternità del Rosario di Atri si ricordano priore D. Domenico Bosica, primo assistente D. Pietro loannuccio, erario Mastro Giov. Valerio Binni, procuratore Liberatore Pavone.
voi. 30 f. 297r (Atri 23 ottobre 1726). «Cecilia Merlitti, e Bizoca Suor Rosa prima chiamata Anna Merlitti Sorelle di questa Città di Atri rappresentano a V.S. Rev.ma come ad altrui persuasione, senza riflettere al gran pregiudicio loro, e de loro nipoti carnali, s'indussero a farsi reciproca donatione inter yivos di tutti i loro effetti, colle condizioni, modi e riserbe contenuti nelFistromento di tal donatione rogato per mano di Notar Francesco Matteo Binni di questa città sotto li 16 Gennaio 1725, o altrimenti, fra le quali vi fu che l'usufrutto di d.i effetti donati restasse a Ciascuna, durante vita, riserbato, e col peso reciprocamente concordato, che seguita la morte di d. a Cecilia, si dassero docati cento de beni della med.ma al Ven. Convento di S. Domenico di questa città, con peso d'esso di farne celebrare tante messe ad un carlino per messa, et altri docati duecento de medemi effetti di d.a Cecilia se li dassero seguita la morte d'entrambe a partecipatione, e che di questi ne fosse livellarlo, et usufruttuario il R.P. Lettore Fra Emidio Galante di dett'Ordine, pigliando figliolanza in questo Convento d'Atri, e non pigliandola in esso, doppo la morte, e vitalitio di detto Padre, detti docati duecento passassero a quel Convento dove si trova Figlio, similmente a partecipatione, con farsine fondo; Et altri docati Cento di effetti di d.a Suor Rosa, si dassero a partecipatione, a quel Convento di d.a Religione dove bavera la figliolanza d.o R. Padre. Con riserbo di docati Cento per ciasc.a di ius testandi, e non disponendo di questi, restassero a due loro nipoti carnali ex fratre, con peso di far il funerale di spesa di docati dieci a d.a Cecilia, con seppellirla con habito monastico in d.o Convento d'Atri, e di dare varii mobili di d.a Suor Rosa al med.mo Convento, con peso di farne celebrare cento messe, come le sudette et altre cose più chiaramente et diffusamente appariscono dal tenore del riferito Istromento di donatione; E perché per molte giuste cause intendono revocare, e dichiarar nulla detta donatione, e contratto, stante da esso sono state gravemente lese, non solo, perché nelle loro urgenze, non sono Padrone della proprietà di detti effetti, ma anche resterebbero lesi i due loro nipoti carnali assai bisognosi, a' quali anche per legge di natura et obligo di remuneratione sono tenute, perché da questi vengano servite, accudite, assistite et governate in propria Casa... Supplicano perciò V.S. Rev.ma restar servita ordinare siino... assolute... acciò possano con tal habilitatione farn'atto di rivocatione». Il Vescovo di Atri e Penne, Francesco Antonio Bussolino dei Celestini, accorda ogni licenza in data 19 ottobre 1726 a firma del suo Vicario Generale Ascanio Brigotti.
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