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Carta Idrografica d'Italia
Sangro - Salino - Vomano - Tronto - Tordino e Vibrata
Ministero di Agricoltura Industria e Commercio
Tipografia Nazionale di G. Bertero & C., 1903, pagine 209

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   d'aria, escludendo clie anaerobi od altri organismi contribuissero, nel caso presente almeno, alla solforazione dell'acqua; cosa del resto molto dubbia sempre, poiché poco comprensibile rimarrebbe non solo la presenza della grande quantità di tali organismi, occorrente alla presunta funzione, ma la semplice loro esistenza a discreta profondità.
   L'analisi adunque ci ha già svelalo che il corso sotterraneo ili queste acque solfuree deve avvenire in conlatto con roccie argillose, e queste altro non possono essere, nella valle del Tronto, che gli scisti, i quali alternano non di rado con i calcari.
   Nei dintorni immediati di Acquasanta e specialmente sulla destra del Tronto, si trovano infatti tali calcari sopra scisti ed arenarie più antichi, che pure li contornano, formando come un'ampia sinclinale. 1 calcari nella massima parte sono permeabili, ma la presenza delle varietà marnose diminuisce questa loro proprietà e qualche volta la interrompe, tanto da farli ritenere in parte semi-permeabili. La loro estensione però essendo superiore a quella necessaria per alimentare le sorgenti, la parziale minori permeabilità non ha grande influenza. Essi assorbono l'acqua di pioggia e la lasciano scendere lino al fondo delle loro masse, ove scorre sul piano impermeabile delle sottoposte roccie arenacee e scistose e va a formare scaturigini nei punti più depressi delle valli o dove gli strati sono troncali e le fronti restano allo scoperto.
   Queste condizioni si trovavano anticamente presso Acquasanta sulle prime pendici del Colle Ciufolone o del Pizzo Murello, ed ivi dovette avvenire il primo efflusso delle acque solfuree. che poi. mano a mano che si formava lutl'attorno il travertino, si spostò, abbassandosi entro questa roccia, nei cui meati trovava facile via. Ma, ripetiamo, le acque stesse scorrono veramente sulle roccie argillose, tranne nell'ultimo e breve tronco, quindi facile è loro strappare a queste quelle particelle di argilla che poi precipitano nei fanghi, insieme al carbonato di calcio terroso, mentre nei calcari e forse nei contatti con le arenarie trovano gli elementi necessari alla loro mineralizzazione, i quali con le loro reazioni, agevolate dalla profondità entro il seno dei monti, possono produrre la temperatura di 36. i, che è quella naturale dell'acqua, la quale anche potrebbe, nel caso presente, dipendere dall'aumento dovuto alla profondità stessa in cui avviene la circolazione, di 800 metri almeno, per lungo tratto; senza con ciò escludere in modo assoluto che nelle medesime profondità, letti di sostanze organiche (ligniti, asfalti, ecc.) in vicinanza di gessi miocenici producano bicarbonato di calcio ed idrogeno solforato, che si sciolgono nelle acque mineralizzandole.
   Bisogna ripetere che la estesa formazione traverlinosa di Acquasanta, la quale si abbassa lino all'alveo del Tronto, firmando ripide pendici, rupi isolate, altipiani, terrazzi, ecc.. ha il suo massimo sviluppo al nord-est. dove seguita ancora per quasi quattro chilometri, mentre al sud-ovest termina appena fuori dell'abitato. Quindi l'altipiano sopra la Marzola è tutto formato dal travertino, che ivi inclina debolmente, acquistando più in giù, verso il fiume, forti declivi e costituendovi una specie di alto gradino. 11 suo spessore è forte; nell'altipiano supera sicuramente in media 30 metri, mentre una rupe prossima lo fa apparire assai maggiore.
   Questa estesa formazione svela come molto forte deliba essere stato il potere incrostante di quelle sorgenti minerali in epoche remote, e che probabilmente la portata complessiva di esse fosse superiore dell'attuale.
   Infatti, essendo presentemente di circa 5,000,000 di metri cubi all'anno il deflusso dell'acqua che sfugge dalle varie scaturigini solfuree dei dintorni, con appena '/« grammo per litro di bicarbonato, del quale forse soltanto la metà può precipitare, mentre il volume del travertino sarebbe dato all'ingrosso da km. \ di lunghezza, per km. 1.2 di larghezza e m. 30 di spessore, ossia rappresenterebbe I H milioni di metri cubi, equivalenti a 360 milioni ili tonnellate in cifra rotonda, supposto di 2.5 il peso specifico ; sarebbero stati necessari 2880 secoli per formare quel vasto deposito, ossia un tempo molto superiore a quello decorso dal definitivo assettamento di quella regione ad ora: il che dimostrerebbe come le condizioni generali al principio della formazione fossero diverse delle