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Carta Idrografica d'Italia
Sangro - Salino - Vomano - Tronto - Tordino e Vibrata
Ministero di Agricoltura Industria e Commercio
Tipografia Nazionale di G. Bertero & C., 1903, pagine 209

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   E ben vero che in altri bacini tale coefficiente fu trovato anche più elevato, ma assai diverse vi erano le condizioni generali.
   Anche però con tale apparente lieve anormalità, l'idrologia della Montagna dei Fiori ed il regime si troverebbero in corrispondenza, il che dimostra come le ipotesi da noi presentate siano quelle che più si prestano a spiegare l'origine delle sorgenti esaminate.
   Kegime del Tronto. — Riconosciuta la genesi delle sorgenti principali del bacino, si potrebbe tentare qualche cenno sul regime del Tronto, nel suo stato di magra, non potendo affatto occuparci delle piene, per non cadere in gravi errori, inevitabili nella incertezza in cui ci troviamo sull'entità e frequenza di esse, in causa della mancanza degli idrometri
   Le portate di magra del Tronto sono rappresentate dalla somma delle portate estive od autunnali delle sue sorgenti, aumentate da quelle di forte magra delle acque colatizie dei suoi influenti.
   Essendo però molti e vasti di bacino i torrenti che perdono qualunque dotazione in estate, se si ripartisse la detta portata estiva totale su tutto il bacino, si calcolerebbero delle superficie che non hanno alcuna azione su di essa. Ma non potendo separare ovunque le parti acquifere da quelle asciutte, né dovendolo fare, perchè altrimenti noti si avrebbe la funzione complessa di lutto il bacino, indicheremo i due casi separatamente
   La portata di forte magra del Tronto alla foce, supposta sospesa l'irrigazione, ossia supposto che tutta l'acqua si scarichi nel mare, è di m.3 :>. i'. 10
   La superficie totale del bacino è di km- 1192. Quindi per alimentare tale deflusso perenne occorrerebbe un assorbimento annuo di inni. 85 di pioggia.
   Essendo però di km-70 la superficie permeabile e di m3 2.500 la portata di massima magra dell'acqua di sorgenti da essa dipendenti, che richiede inni. 11211 di pioggia per essere alimentata, se in parte non provenisse dall'esterno del bacino, consegue che dalla superficie di km2 1122, impermeabile o poco permeabile, provengono soltanto m.9 0.730 di portata estiva, per la quale basta un assorbimento di min. 19. 5 di pioggia; oppure, sottraendo le pianure alluvionali, che non hanno nel caso presente alcuna funzione, rimangono km- 1000 in cifra rotonda di superficie e mm. 22 di assorbimento.
   Queste ultime cifre relative alla superficie impermeabile, confrontate con quelle analoghe dei bacini del Tevere e dell'Arno, fanno vedere come, escludendo da tutti e tre tanto le. superficie permeabili e le pianure alluvionali stese a fianco degli ultimi tronchi, quanto le acque da queste filtranti e le sorgenti, i coefficienti della pioggia occorrente per mantenere le acque colatizie, che sono:
   pel Tevere.......................mm. 5. 1
   per l'Arno....................... „ 5.2
   pel Tronto........................ 2-2.0
   presentino differenze sensibili fra i due primi e l'ultimo, sebbene tali coefficienti, considerali por sé stessi, rimangano tutti molto piccoli in rapporto all'altezza della pioggia media. Ma la differenza medesima è giustificata ad esuberanza dalla topografia dei tre bacini; ed anzi è minore di quel che non sia fra le varie parti del Tronto stesso, nel bacino del quale, all'opposto di quanto avviene negli altri ilue tinnii, gli ultimi tronchi sono affatto asciutti e la pianura alluvionale non ha acque freatiche tranne quelle che si infiltrano durante i tempi d'intensa irrigazione.
   Infatti la sua parte impermeabile ha monti che superano i ni. 2(X)0 d'altezza ed estesi sopra grande superficie, sui quali le nevi non scompaiono mai del tutto, mentre il Tevere e l'Arno nelle loro zone impermeabili non hanno alcun punto che raggiunga i m. 1700 ed in nessuno la neve permane ordinariamente fino al maggio, e nell'estate vi resta qualche giorno solo eccezionalmente.