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Carta Idrografica d'Italia
Sangro - Salino - Vomano - Tronto - Tordino e Vibrata
Ministero di Agricoltura Industria e Commercio
Tipografia Nazionale di G. Bertero & C., 1903, pagine 209
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PARTE SESTA
IDROLOGIA DELLA MASSA CALCAREA DELL'APPENNINO CENTRALE.
Ormai che tutte le sorgenti perenni dell'Italia centrale ci sono note e sappiamo perciò quali di esse traggono .alimento dai monti calcarei dell'Appennino, ci troviamo in grado di studiare nell'assieme la circolazione sotterranea di quella grande superficie che abbiamo esaminata nelle sue parti.
Potremo quindi riconoscere se le ipotesi fino ad ora emesse, le quali ben corrispondevano singolarmente, convengano pure ne! complesso, in cui le. anomalie localizzate spariscono e, nella grande media, si livellano pure le differenze parziali. Potremo cioè rilevare se i vari coefficienti di assorbimento e di restituzione delle acque piovane, sui monti variamente costituiti, adottati laddove si conosceva l'altezza media annua della pioggia, raggiungevano sufficiente approssimazione, e se, ove la precipitazione atmosferica era ignota, esatto fosse il loro apprezzamento in base alla portata delle scaturigini.
Questo esame sintetico sarebbe stato più facile forse e più opportuno se si fosse ristretto alquanto, cioè se lo si fosse limitato ad ogni sistema di monti, come per esempio, al Gran Sasso d'Italia, separato dalla Majella e dal Silente; a questi, separati da quello e dai sistemi Marsi-cani : ai gruppi dei Sibillini, dei Lucani, dei Simbruini, ecc., ognuno per sè. Ma così facendo a due inconvenienti si andava incontro: alla ripetizione cioè, di analisi già fatte nei precedenti volumi, ed alle incertezze dovute alle dispersioni ed ai passaggi sotterranei da un sistema all'altro ; poiché il Gran Sasso è in diretta, immediata ed apparente comunicazione col Sirente, che in egual modo si attacca alla Majella ed ai monti della Marsìca, i quali a lor volta in una maniera o nell'altra comunicano con altri monti, tanto che tutta la grande massa che noi vogliamo ora esaminare complessivamente, appare più o meno collegata ed in relazione nelle sue parti, formando quasi un solo sistema.
Del resto in nessun modo nuocerebbe egualmente questo procedimento, perchè per pervenire al tutto si devono esaminare le parti e quindi pur di queste si analizzeranno le condizioni speciali e si faranno in ultimo quei confronti che serviranno a chiarire il quesito propostoci, tanto più che la detta massa calcarea soltanto nel suo grande assieme rimane isolata, relativamente alla circolazione sotterranea, da ogni altro lembo permeabile delle regioni circostanti, ossia dalle zone al di là del Volturno e del Topino.
Il grande massiccio di cui trattiamo è grossolanamente delimitato dalla valle del Topino, dalla pianura Umbra, dal Velino, fra Terni e Rieti, dal Turano, dai monti Prenestini, dai Colli Albani, dalle Paludi Pontine, dal mare, dal gruppo vulcanico di Roccamonfina, dal Volturno, dal Sangro (tronco a valle di Castel di Sangro) e dalla zona delle colline del versante adriatico della Majella, del Gran Sasso d'Italia e dei Sibillini.
Vi si potrebbe aggiungere il monte Cucco dell'alta valle del Ghiagio (Tevere), il monte di Gubbio, il monte Subasio, presso Foligno, i monti Tancia, quelli di Amelia e di N'ami, i Lucani e la Montagna dei Fiori presso Ascoli, come pure la Montagna del Matese a sinistra del Volturno, ecc., per comprendervi tulli i calcari che si trovano non troppo lontani fra loro; ma non lo fac-