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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
Francesco Savini
Forzani e C., 1895, pagine 612

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Cap. XV - Suo organismo nel periodo semi-libero (1292-1388). 223
   sull'estensione e sullo svolgimento del potere vescovile non accade qui ripetere il già detto a lungo al proprio luogo (cap. ix); ina ci staremo paghi a mostrare il punto di autorità, che godeva il prelato teramano in questo periodo semi-libero, e la quale si svolgeva lentamente in senso retrogrado giusta la natura de' tempi e secondo avemmo agio di osservare altrove (cap. xn, § i). In faccia al re egli era sempre il signore feudale di Teramo, siccome ci provano i registri angioini di re Roberto degli anui 1331 e 1332 (i), in cui la nostra città appare tra i feudi del vescovo aprutino. In forza appunto di tal dominio feudale e dell'editto vescovile del 1207, lungamente a suo luogo analizzato (cap. x, § io), esso confermava l'elezione del giudice delle cause civili fatta dal comune; il che ci attesta un instrumento dei 12 luglio del 1357, citato dal Palma (2), godendo insieme il diritto d'appello al suo tribunale nelle cause civili fatte da esso giudice. Scadendo però sempre più, come si è detto, cotesta autorità, così vedremo più innanzi (cap. xv, § é>), discorrendo del parlamento, che questo, mentre nel secolo xin con • vocavasi anche dal vescovo, in questo xiv invece appare riunito dal regio capitano o dal giudice cittadino o da ambedue insieme. 5. Avendo il vescovo cotanto potere civile, dovea pure per esercitarlo mantenere appositi ufficiali. Noi terremo conto solo di quello, di cui s'ha memoria durante il presente periodo. Egli è il giudice a contratti, che usava il seguente titolo : « iudex ad con-« tractus terrarum maioris ecclesiae aprutinae ». Cotesto giudice, come ognun sa, serviva ad autenticare maggiormente gli atti rogati dai notai. Nella nostra regione esisteva quasi solo quello vescovile, di che assegna il Palma (3) la ragione nell'essere tal giudice creato dall'autorità ch'era la più stabile di questi luoghi e insieme riconosciuto in tutta la diocesi. Moltissimi instrumenti degli archivii teramani trovansi rogati, durante questo periodo, da simile ufficiale vescovile e per saggio citeremo quelli dei 31 marzo del 13 57 (4), dei 7 luglio del 1359 (5) e dei 29 dicembre del 1363 (6), tutti fatti alla presenza del nobile Ttizio di Melatine, giudice a contratti
   (1) Arch. di Stato in Napoli, Reg. Ang. 1329, G, fol. 74, e Reg. Ang. 1331 e 1332, fol. 146.
   (2) PALMA, op. cit., voi. II, p. 67, ove si cita la pergamena n. 14 del-l'arch. di S. Gio, in Teramo, la quale ivi ora più non esiste.
   (3) PALMA, op. cit., voi. II, p. 163.
   (4) Arch. di S. Gio., n. 34.
   (5) Arch. di S. Gio., n. 41.
   (6) Arch. Com. cit., n. 39.

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