Cap. XVI - Suoi atti nel periodo delle fazioni e delle signorie (1388-1507).
l' antico loro possesso. Allora l' università venne citata ai 28 di ottobre del 1501, e il parlamento, per ciò riunito, nominò due speciali rappresentanti, Venanzio Forti e Marino di Benvivere, col mandato di sostenere nell'imminente giudizio i diritti della città. La causa degli Acquaviva, col sussidio degli antichi loro partigiani ma^acìocchi, in gran parte testimoni e, per libidine di faziosa vendetta, congiuranti a' danni della patria ed a sostegno delle pretese ducali, procedeva a gran prò di queste. Notevole intanto ci appare, in tanta disdetta e sì grave periglio, il contegno dei nostri patres patriae. I suddetti ambasciatori teramani, posti al cospetto del viceré francese, duca di Nemours, difesero, come scrive il Muzii (i), « intrepidamente » la causa a loro affidata ; né questa è da reputarsi mera frase da narratore, giacché in que' tempi funesti l'op-porsi all'ambizione degli Acquaviva costava nullameno che la vita, come ci provano gli addotti esempii dell'uccisione dei generosi e cospicui cittadini Marco Ranerio e Mariano d* Adamo. Eguale coraggio addimostrarono innanzi al francese commissario, esaminante i testimonii del duca d'Atri e del nostro comune, gli altri Teramani, che il Muzii (2) nomina a titolo d' onore e che noi pure, essendo essi inoltre di casate ancora viventi, qui citeremo: Venanzio e Marino di Cola Montanari (ora Montani), Cola di Francesco Muzii, Giacomo Salamita e Stefano di notar Paolo Pistilli. Essi dichiararono « che mai si sarìa veduta tal giornata, che il Duca d'Atri « havesse havuto pacifica possessione della città». A nulla però tutte queste industrie e cotanta intrepidezza avrebbero approdato, se Ferdinando il Cattolico non avesse scacciati i Francesi dal regno, e, fatto prigioniero Andrea Matteo di Acquaviva e visto morto sul campo il costui zio Giovannantonio, non avesse così frustrato ogni sforzo di quella potente famiglia. Intanto si appressava alle nostre contrade Prospero Colonna co' vincitori spagnuoli e i Teramani, al pari di quei di Chieti, di Penne e di Atri, tosto rialzavano i vessilli aragonesi, svegliando così' tanta fiducia in quelli, che il loro condottiero supremo, Consalvo, ai nostri rivolgevasi per averne aiuto di milizie contro i ribelli vassalli di casa Acquaviva. Ed il Muzii (3) ce ne riporta la lettera, che così dice: « Dux Terrae novae, « Capitaneus, Vicerex, et Locumtenens Generalis. — Magnifici, « nobilesque Viri, fideles Regii et Reginales, nobis carissimi. Es-
(1) MUZII, op. e loc. cit.
(2) MUZII, op. e loc. cit. (5) MUZII, op. cit., dial. 6°.