Stai consultando: 'Il Comune Teramano nella sua vita intima e pubblica', Francesco Savini

   

Pagina (392/635)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (392/635)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
Francesco Savini
Forzani e C., 1895, pagine 612

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   37' Parte IV - II comune teramano nell'evo moderno.
   riferisce e che noi, considerando e la sincerità di lui e le ragioni ora dette a prò dell'importanza di tali documenti, ripeteremo qui a verbo: « II parer mio Padri e Fratelli è che prima d'ogni altra «cosa con supplici prieghi si ricorra all'Altissimo Dio; il quale « non per nostri meriti, ma per hi sua infinita bontà, e miseri-« cordia, voglia difendere questa Città, e liberarla dall' angustie, « nelle quali'si trova. E se tra Cittadini fossero alcune discordie, « che si pacifichino e si concordino, o almeno si soprasedano tutte « le difficoltà e differenze, per tirare ad una fune, mentre dura-« ranno i presenti nostri travagli. È venuto il Commissario nella « Città, si veda, legga, e ben consideri la sua commissione, e veti duta si faccia la risposta secondo il tenore d'essa con consulta « de i Dottori della Città, e non bastando, si chiamino alcuni « de' forastieri, e tratanto con ogni diligenza si faccino tutte le « provisioni necessarie per difenzione della Città, acciocché, se per « sorte il Duca ci volesse far violenza, possiamo con l'armi resi-« stere, e se sarà necessario per la difenzione della libertà nostra « spargere il sangue di tutti noi, non che consumare tutt' i nostri « beni, si sparga il sangue, e prima la Città s'abbruggi, e vada « in ruina, che ad alcuno, furchè ali' Imperadore nostro Signore « si sottometta ».
   Tutte le proposte del Trimonzii furono accettate con ardore. Subito dopo i cittadini atti alle armi andarono, insieme con cinquecento uomini fatti venire dalle ville soggette a Teramo, divisi in isquadre; si rassettarono le mura, si chiusero le porte, meno le due principali ; a tutto provvedendo i dodici, che per siffatto modo non avean riposo; e persine durante la notte sei di loro erano in continua veglia. Intanto i vecchi e le donne aggiungevano forza ai validi con l'efficacia delle loro preghiere, portandosi a piedi scalzi nelle chiese ad implorare l'aiuto divino. Al regio commissario poi, venuto ai io di novembre del 1521 per la pacifica consegna della città al duca d' Atri e a persuaderla dei gravi danni della resistenza, il magistrato apertamente dichiarò che, pendente l'appello, avrebbe con l'armi respinto le armi del duca e, rigettato l'appello dall'imperatore, «si sarebbero, come scrive il Muzii(i), « appigliati a quel partito che a tal tempo riavessero giudicato « espediente per loro ». Mirabile arditezza e costanza de' nostri antenati, anche considerando che allora i vincoli tra le città e il potere sovrano non erano sì stretti e sì forti come a' giorni nostri.
   (i) MUZII, op. e loc. cit.

Scarica