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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
Francesco Savini
Forzani e C., 1895, pagine 612

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Cap. XXVI - Sue condizioni nel periodo del patriziato (1507-1770).
   dall'altra argenteo con crocetta rossa. Tanta è dunque la varietà nell'araldica cittadina! È quindi necessario toglierla, cercandone i mezzi ne' domestici archivii e nelle leggi blasoniche. Ne' primi appunto, ossia nell'archivio comunitativo, esiste ancora un'antica prescrizione; a cui se si fossero tenuti i capricciosi araldisti locali « forestieri non si lamenterebbe tanta diversità, e che suona così : «Scudo sannitico tagliato da banda e croci trifogliate d'argento « o di colore bianco in campo rosso ; corona di marchese e ai « lati 4 gonfaloni de' quartieri ». Questa, sebbene non araldicamente precisa definizione, è la più regolare. Difatti posto che rosso debba essere il campo del nostro scudo, quale appare in quasi tutti gli esempli posseduti, e stabilito che non può sovrapporsi metallo su metallo e smalto su smalto, non si possono ammettere la banda e le croci azzurre sul rosso, ina invece su questo ultimo smalto deve porsi il metallo, che nel caso nostro è l'argento, quale risulta dalla maggior parte degli esemplari sussistenti.
   Un' obiezione di natura storica potrebbe opporsi a ciò, e sarebbe la seguente : si sa dall' antico ed ora smarrito necrologio della cattedrale aprutina, riferita dall'Antinori (i), che alla caduta di S. Giovanni d'Acri, ai 18 di maggio del 1291, seguì la morte di parecchi crociati di Teramo, di Campii, di Civitella e di Giu-lianova (allora S. Flaviano). Si conosce pure pei più famosi scrittori d' araldica, il P. Ménestrier (2) tra i francesi, il conte Ginanni tra noi, « che le città che alzano nello stemma la croce o eb-« bero parte in tale spedizione (di Terrasanta) o furono di parte « guelfa » (3), e Teraino, come sappiamo per la storia, seguì l'una « l'altra. Quindi niun dubbio che le crocette usate dai Teramani nel loro stemma derivino dalle crociate. Ma, ecco l'obiezione, a detta degli storici, i combattenti italiani usavano le croci azzurre, mentre quelle d'argento portavano i Francesi; quindi a tenore di questo racconto, i Teramani dovrebbero portare d'argento le crocette. Noi risponderemo che, senza discutere il valore di questa tradizione, certo si è che essa non possa accettarsi in senso assoluto, giacche, per parlar solo delle città italiane, abbiamo croci d'ogni smalto e d'ogni metallo nei loro scudi : così Milano, Genova, Alessandria, Padova hanno la croce rossa in campo d' argento ; Como, Novara, Pavia e Vicenza portano la croce d'argento
   (1) ANTINORI, Meni. star, abru^., Napoli, 1782, voi. II, cap. vii, § 12.
   (2) MÉNESTRIER, La notivelle tiitibode du Blason, etc. (Paris, 1693).
   (3) GINANNI, Dell'arte AH blasone, alla parola: « croce », p. C>8.

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