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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
Francesco Savini
Forzani e C., 1895, pagine 612

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Cap. XXIX - Sue condizioni nel periodo delle riforme comunali (1770-1889). 47 '
   « giocattoli nelle mani degl' intendenti : un cancelliere, due com-« messi con un banditore in livrea, miseramente pagati: un grosso « tavolino rotondo, poche sedie intorno, con sopravi tre o quattro « scartafacci affumicati : ecco l'immagine dei nostri Comuni sotto « la ca'duta Signoria, di queste antiche ed operose sedi di splen-« dorè e di potenza pubblica ! Ogni cinque anni si formavano gli « stati discussi, una forma di bilancio o conto presuntivo quinquen-« naie, soggetto di anno in anno agli stati di variazione. I decu-« lionati non avevano facoltà deliberativa, e non potevano che « emettere dei voti, su cui imploravano l'oracolo ; né la facoltà di « approvare apparteneva all'intendente, si al ministro dell'interno, « che provvedeva con reali rescritti Così tutto finiva nelle mani del a prìncipe, e nove milioni di uomini erano mossi da poche fila « come altrettante macchinette ! Prendiamo per punto di partenza «lo staio di variazione del 1859. Esso segna un bilancio di du-« cati 7791-76 pari a L. 33,111.75 ».
   In quanto poi alle condizioni organiche del nostro comune dopo il 1860, diremo che la vita della giunta e del consiglio svol-gevasi fra le pareti del palazzo comunale chiuso al pubblico; il quale fu ammesso alle sedute del consiglio, per la facoltà concessa dalla legge del 1865, solo poco tempo innanzi a quella più larga del 1889 ; quindi la vita fu piuttosto grama e trascorse fra l'indifferenza del popolo che, come abbiamo detto altrove (cap. xxvnr, § 16), scarsissimo partecipava all'elezione dei consiglieri. Dopo quest' epoca, gli affari trattati alla presenza di tutti e la gara destatasi vivace fra le varie parti rappresentate nel seno del consiglio, ora frutto di più copioso concorso popolare alle urne, dettero un moto più energico ai varii organi del corpo cittadino. Se non che gli effetti pratici di tal ravvivamento non possono dirsi corrispondenti al calore del medesimo. Segno ancor questo che le leggi coi vantaggi ed allargamenti loro non fanno gli uomini, per quanto essi facciano quelle!
   3. Dopo aver veduto lo stato morale e materiale del comune non che lo svolgimento intimo del suo organismo durante quest' ultimo periodo della sua storia, fermiamoci ora un po' sulle condizioni intellettuali della città nel corso del medesimo. Questo fu senza dubbio uno de* più fecondi della nostra storia letteraria, giacché in esso appunto fiorirono i Melchiorre e i Giarnberardino Delfico, gli Alessio Tullii, i Vincenzo Comi, i Berardo Quartapelle, i Niccola Palma ed altri ancora; e se fosse del nostro insoluto occuparci della vita meramente scientifica del nostro paese, do-

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