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Contemplazione della morte

Gabriele D'Annunzio
Il Vittoriale degli Italiani, 1941, pagine 124

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   ricrearono mai quanto certi brevi colloqui! con quel mirabile vecchio, che sarebbe, stato carisi simo al cantore di Paolo Ucello, s'ei l'avesse conosciuto.
   Si chiamava Adolphe Bermond, nato su la • Garonna, nella città vinosa ch'ebbe per sindaco il gran savio Michel de Montaigne reduce da Roma, e per consigliere quel candido e invitto Etienne de la Boétie imitatore del Petrarca e traduttor dell'Ariosto. Aveva quasi ottant'anni, e, quando lo conobbi la prima volta, mi parve d'averlo già veduto tra le diecimila creature scoi' pite o dipinte nella cattedrale di Chartres. Aveva nel volto la tenuità la spiritualità e non so qual trasparenza luminosa, che lo assomigliavano alle imagini delle vetriere e delle porte sante.
   Venne in un pomeriggio di gennaio, a marea bassa, quando la spiaggia è liscia e sparsa d'in' certe figure, e scritture nericce, al modo di quelle lapidi terragne cancellate dai piedi e dalle ginocchia dei fedeli. Scendeva dalla cappella di Nostra Donna dell'Imbocco e aveva seco il libro del cristiano, legato di cuoio bruno, che anch'esso era liscio e lustro d'assiduità come il dosso d'un messale.
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