Aveva quivi trasportato un piccolo organof da mantici, perché amava la musica sacra e sonava con grazia qualche mottetto. Come quel soave domenicano Enrico Suso, egli si piaceva di chiamarsi « il servitore »; e, come lui, doveva certo ogni mattina, svegliandosi all'ora della Salu/ tazione angelica, udire entro di sé una voce cantare nel modo minore le parole: « Maria, la Stella del Mare, ecco, si leva ».
Un giorno, entrando, lo trovai assopito da/ vanti alle due tastiere; e trattenni il piede e il respiro per non isvegliarlo, tanta beatitudine mi apparì nel suo volto. Ripensai a quel ch'egli niV veva narrato del giovine Suso. Forse anch'egli sognava d'essere nel mezzo del concerto celeste a cantare il Magnificat; e la Vergine gli veniva incontro e, per segno d'aver gradito un'offerta di rose, gli comandava di cantare il versetto: « O vernalis rosula ! »
Fin dalla sua prima visita, fin dall'ora di quel pianto repentino che rimase in fondo alla nostra amicizia come non so che misteriosa freschezza, credo ch'egli sperasse di volgermi all'esercizio della preghiera secondo il suo rito. Ma non mai, neppure per un attimo, assunse aspetto e tono di convertitore. Aveva un suo modo gentilissimo di farmi sentire che v'era fra noi un bel segreto,
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