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Contemplazione della morte

Gabriele D'Annunzio
Il Vittoriale degli Italiani, 1941, pagine 124

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   se non qualche sorso di latte o il succo di qualche frutto. Subito dopo la comunione, si ritraeva, non avendo più la forza di assistere alla messa. L'ultima volta ch'egli varcò la soglia santa, non ebbe neppure la lena per appressarsi alla mensa di Cristo. Sfinito, fu costretto di sedersi; e il prete scese dall'altare e andò a portargli l'ostia vivente. Come da quel punto nessuno sforzo di volontà più valse, si comunicò per viatico, sino al Venerdì Santo.
   Comprendemmo qual fosse la sua segreta e inebriante speranza quando ripeteva: « Encore un peu, mon Dieu! Faites-moi souffrir encore un peu! » Egli sperava di poter vivere sino alla Settimana di Passione, sperava di poter congiuri/ gere la sua agonia e la sua morte all'agonia e alla morte del Salvatore. Fu esaudito.
   Il giorno che ricevette il sacramento della Estre/ ma Unzione, mandò per me.
   Egli aveva preso ad amarmi più che s'io gli fossi stato figliuolo unico. I suoi prossimi si stu/ pivano nel vederlo tanto illuminarsi quarfdo gli apparivo. I suoi occhi si volgevano a me intera rogandomi, così pallidi, che parevano aver per/ duto quel poco di cilestro a forza di fisare chi
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