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Contemplazione della morte

Gabriele D'Annunzio
Il Vittoriale degli Italiani, 1941, pagine 124

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   quindici anni, sacro e sacrilego, io imaginavo che il « bellissimo nemico » discendendo dal Golgota dopo il supplizio entrasse nella casa della Veronica, e quivi s'intrattenesse con la pia donna a parlare misteriosamente del Re croci/ fisso, mentre nell'ombra la Faccia divina e dolo/ rosa splendeva di sudore e di sangue nel sudario spiegato. Dal giorno del vostro pianto, agli interni miei colloquii col mio nascosto nemico assiste nell'ombra il sudario della Veronica. Ora sento continua sopra il mondo la presenza del sacrifizio di Cristo; e sento per ciò in confuso la mia voce e le mie azioni diversamente riper/ cuotersi, come quando taluno con gli occhi ben/ dati entra sotto una ignota cupola sonora. Ma chi troverà il luogo dell'eco perfètta e l'accento giusto per la grande ripercussione?
   Da Ferrara, in un giorno di novembre, mi mossi per cercare un'eco famosa. Camminai per un viale di platani, lungo un argine verde e molle tutto sparso di foglie lionate. Avevo in me l'in/ quietudine della divinazione; e di tratto in tratto, credendomi di riconoscere il punto, gettavo un richiamo; e ogni richiamo rimaneva senza rispo/ sta; e ogni volta più mi cresceva una sorta di tri/ stezza fastidiosa e inutile, perché cercavo un che di divino e il grido era meccanico, la parola di
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