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Contemplazione della morte

Gabriele D'Annunzio
Il Vittoriale degli Italiani, 1941, pagine 124

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   I novizii erano pieni d'ansia,e forse di miracolo; e mi pareva che inclinassero verso la terra un orecchio musicale. Ma il frate mi disse, placido: « A San Francesco ve n'è una sotto la cupola, che ripete Ave tre volte ».
   Certi ricordi chiedono di essere interpretati come le visioni; ma dov'è il mio interprete? E, se voi ora per me sollevaste il velo, che scoprireste se non la vostra certezza ?
   Certo, da una limitazione può nascere la più vasta vita; e una mutilazione può moltiplicare la potenza, come sa il potatore.
   Certo, qualche parte di me dorme ancora un i profondissimo sonno; e me la rivelano in certi mattini i sogni non interpretati.
   È necessario che io faccia luogo in me a ciò che sorgerà da quel risveglio.
   Ho talvolta il sentimento delle interne mie lon' tananze come l'ha di queste Lande lo svenatore di pini.
   Preparo l'arme acconcia perché anch'io, en' trato nel folto, possa aprire nuove ferite onde sgorghi l'aroma e possa mantenerle sempre aperte.
   Tale è l'insegnamento della Landa.
   Ora a ciascun mio pensiero è aderente un altro pensiero, oscuro. Così nella cattedrale notturna le colonne sono illuminate da una sola banda,
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