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Contemplazione della morte

Gabriele D'Annunzio
Il Vittoriale degli Italiani, 1941, pagine 124

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   perché la lampada arde in una sola navata. Bisogna che io accenda all'altra banda un'altra lampada, ma senza spegnere la prima. Ho paura di spegnerla. Debbo vincere questa paura > E chi m'afferma che diverrò più forte 5 Se mi ritrovassi ottenebrato o diminuito ?
   Lo so. Gli uomini non edificheranno nuovi templi per nuovi culti. Il prodigio unanime della cattedrale non si rinnoverà. Ma il dio medesimo, che l'ha rempiuta, può un giorno apparirvi con un aspetto per la seconda volta trasfigurato, affac/ ciandosi alla grande Rosa nell'ora in cui dietro lei suole coricarsi l'astro come al confino d'una foresta. Simile alla foresta, la cattedrale d'Occi/ dente può essere penetrata in tutte le sue fibre secolari dalla forza d'una primavera inaudita. Quale avvenire osservano i Profeti protesi dì e notte come vedette e scolte dai contrafforti del Duomo picardo, ove riconoscemmo scolpita la Spene di Dante? La pietra commessa e alzata, come quella, al suono degli inni, ha in sé l'infinito del canto: non può contenere una fatalità conv piuta e immota/na sì l'aspirazione a una bellezza di continuo perfettibile.
   Non vi fu, di là dal torrente di Chedron, nell'Orto degli Ulivi, un apostolo ignoto che si unì agli Undici per ricompire il numero.
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