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Contemplazione della morte

Gabriele D'Annunzio
Il Vittoriale degli Italiani, 1941, pagine 124

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   fluttuanti, e il ritmo precedeva i pensieri, come quando il sonatore cieco improvvisa su l'or/ gano. E la perplessità si avvicendava con la paura. E smisurate masse d'anima erano smosse da taluna interrogazione appena distinta, come quando la forza d'un tema entra nella sin*-fonia. « Che avverrà di me se io mi rendo interamente al vostro Salvatore?» E poi tutto si abbandonava a una fuga dirotta, come quando s'ode rintronare il lastrico sotto la carica dei cavalieri.
   Egli uomini cadevano
   intomo a me guardandomi
   negli occhi, come in sogno
   quando uno solo è come moltitudine
   e un viso è come mille
   e il cor supino è pieno di memoria
   vertiginosa.
   Ciascun percosso
   parea gridami:
   Per chi m'uccidi?
   Ah, ben io so!
   Era la materia della mia arte, che si mesco, lava a quella della mia vita. Una voce delti mia tragedia d'amore e di morte, dell'opera