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Contemplazione della morte

Gabriele D'Annunzio
Il Vittoriale degli Italiani, 1941, pagine 124

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   che componevo nelle mie notti, diveniva oscu' ramente la voce d'uno di quegli esseri incogniti da me contenuti.
   L'andito è nero
   per ove ei viene
   tastando con le mani,
   come il cieco mendico ;
   ma posta ho in terra
   la lampada perché sotto la porta
   segni il segnale di luce. Or qualcuno
   è tra la lampada e la notte.
   Con l'anima mia foggiavo due corpi pieni di nero sangue, e vivevo tutto in loro, per comprendere il peccato; poiché è detto che non si possa veramente comprendere la bellezza del Cristo « senza comprendere il peccato ».
   Ugo da Este e Parisina Malatesta m'erano due esploratori di tenebre.
   * Col peso della carne del mio cuore pesava il mio peccato. E disse: « Io so. Ma che paventi? »
   Camminavamo verso il barlume di levante c    85