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Contemplazione della morte

Gabriele D'Annunzio
Il Vittoriale degli Italiani, 1941, pagine 124

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   di Francesca l'attesa aveva il volto della rimem/ branza.
   Questa pena di sudore Ei sostenne, perché da noi
   si spiccasse la febbre del peccato...
   Dici che sogno? Non so quando io chiusi
   gli occhi, non so da qual mai lungo sonno
   io mi svegli; non so, %
   non so di quale vita
   io viva, in verità. Tutto ritorna
   dal profondo. Commessa
   fu la mia colpa,
   patito il mio dolore,
   sofferto il mio spavento;
   sospesa fu la mia sciagura, inflitta
   la mia morte. Non sogno,
   o meschina, non sogno: mi rimemoro.
   Non vivo: di mia vita mi sovviene,
   mi sovviene di me come discesa
   nel mondo io sia pe' rami
   d'un nero sangue...
   D- UN tratto, se bene la mano del morente av volgesse il mio polso, se bene io ne sentissi il gelo nella mia midolla, un turbine mi separava da
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