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a cura di Federico Adamoli Aderisci al progetto!
lui, un turbine sorto dall'assito di quella camera quieta. E bisognava che io mi levassi a seguitare una virtù che s'era partita da me e aveva superata la soglia. Erano ancora su la tavola i fiori che avevo recati, e i frutti d'Italia. Erano le spesse arance siciliane, del cui solo succo ornai si nutriva il mio amico, a stilla a stilla. « Non più ho" bisogno dei vostri fiori e dei vostri frutti ma delle vostre preghiere. » Allora discendevo nella Landa carica di polline sulfureo, lasciando dietro di me l'interlocutore silenzioso dei miei dialoghi affrontato col muro, ove s'apriva il vano dello specchio inesorabile. E, come tutto in me era disposto al canto, facevo le mie preghiere.
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