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Contemplazione della morte

Gabriele D'Annunzio
Il Vittoriale degli Italiani, 1941, pagine 124

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   XVII APRILE MCMXII
   e mezzogiorno. Un'oscurazione di catastrofe si stende su la terra. Ogni cosa ha un aspetto not> turno, e sembra rivelar di sé quel che non fu mai veduto per innanzi. È una notte non illuminata dalla luna, né dalle stelle, né dal primo fiato del/ l'alba, ma da una lampada soprannaturale che spande un egual chiarore e non segna le ombre. Non so perché, penso a quel che provai una volta entrando nella camera buia di un dormente, con una lanterna cieca, per osservare il segreto del suo viso nel sonno. Vedo nelle cose quella stessa impronta di verità interiore, quello stesso segreto palesato. Non è, pel mio spirito, un giorno interrotto ma una notte scrutata a fondo.
   L'anima della terra è notturna, ma la luce del sole la nasconde più che non la nasconda la tenebra. Soltanto può rivelarla la divinazione dei poeti, che portano nel loro cuore un sole velato come quello d'oggi. È l'ora del meriggio, e non v'è luce e non v'è tenebra; ma le cose, a questo lume di miracolo, mostrano l'aspetto che debbono aver® quando nessuno può guardarle né riconoscerle. Milioni d'uomini in quest'ora volgono gli occhi verso il cielo e per passatempo*
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