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Contemplazione della morte

Gabriele D'Annunzio
Il Vittoriale degli Italiani, 1941, pagine 124

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Il disco violetto trascorre, e l'astro diurno sembra riardere fumigando dall'uno all'altro corno. La tenzone del sole e della luna ha termine. Ancora una volta la luce nasconde la vera faccia della terra, e la cieca vita fa ingombro alla morte perspicace.
   Da questa vicenda celeste apprendo come l'eclisse, nel mondo interiore, possa essere rivela* zione piuttosto che oscurazione. La luce della nostra coscienza abituale non ci copre la nostra verità più profonda? Se alcuna forza fin allora estranea s'interponga, ecco che dentro a noi tutto si trasfigura e si manifesta.
   Il massimo degli eclissi è la follia. E che grandi e inopinate mutazioni e visioni da lei nacquero ! Ma vi sono anche maraviglisi eclissi prodotti da una certa specie di pensieri dominanti, che offu* scano la coscienza fallace. Il comune linguaggio però non ha modi per significarli.
   Forse, laggiù, un pescatore perduto sul'Atlan* tico ha tasto nel prodigio meridiano splendere Espero.
   Un sentimento di lontananza è rimasto in me; che mi seconda mentre rivivo il giorno funebre.
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