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Contemplazione della morte

Gabriele D'Annunzio
Il Vittoriale degli Italiani, 1941, pagine 124

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Una donna passò cautamente, s'inclinò su la soglia, si fece il segno della croce, disparve nell'ombra.
   Un uomo ne uscì, s'inoontrò con una fan/ ciulla dai capelli sciolti, si mise l'indice su le .labbra per ammutolirla, poi la trasse pel braccio nudo.
   Nessuno piangeva. I lineamenti umani erano come raffermati dalla necessità. L'aspetto della casa stessa era come indurito. L'aria intorno vi pareva senza mutamento. Qualcosa come un cristallo spesso la separava dalla respirazione del borgo sparso per le sabbie, ov'era sonata l'ora del pasto comune.
   Stavo accosciato su le radici d'un pino. Gio/ vanni era meco, o la parte migliore di me era divenuta simile a lui; perché tutte le cose fise intorno, tutte le cose radicate, erano in me riu/ nite da movimenti d'amore come nel ritmo della sua poesia.
   Le fòrmiche salivano e discendevano per le vecchie cicatrici del fusto come per le lor vie maestre, in traffico, mentre taluna di loro galleg/ giava morta nel vasetto d'argilla colmo di resina e d'acqua piovana.
   Pei nuovi intagli la ragia colava bianchiccia come la cera che si strugge e goccia intorno ai
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