Un fanciullo mi portò l'annunzio dall'infera meria domenicana. Uno dei; figli mi scriveva come il padre gli avesse raccomandato di annun/ ziare la sua fine a me prima che ad ogni altro, e di comunicarmi che nel Venerdì Santo « all'ora di nona» m'aveva benedetto e poi non aveva più parlato in terra.
Mi disposi di visitare il beato, declinando il soie. Non so che umida dolcezza s'era diffusa nel cielo: qualcosa di racconsolato e di fidente» che mi ricordava il volto del vecchio quando uscimmo insieme sul sentiero di paglia, la prima volta, dopo il pianto.
I gradini della mia scala esterna erano polve/ rosi di polline, ove il piede lasciò la traccia. Il medesimo solfo vivace ingialliva i margini del viale.
I miei cuccioli di otto mesi, che l'uomo del canile conduceva su la spiaggia per l'esercizio del pomeriggio, mi corsero incontro facendomi festa a gara. Alzati su le zampe nervute, mi coprivano della loro vita pieghevole e trepidante. I loro denti erano più puri del gelsomino, e i loro occhi vai o grigi o lionati parevano scintillare alla cima della loro inquietudine.
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