l'ombelico era appena chiuso, mostrando la pianta dei peducci lucida e tenera come certe fogliette appena nate, che sembrano di cera e di lanugine. A quando a quando sussultavano e gemevano come se gią sognassero. Uno segui' tava a poppare in aria, con la bocca molle modellata su la forma del capezzolo; e la lin' gua era concava come un petalo carnicino; e la gola palpitava come se tuttora la irrigasse di latte.
Mai il primo fiore della vita animale m'era parso pił miracoloso. La cagna aveva alzato il muso verso la mia carezza, poi s'era volta a lec care il poppante che succhiava l'ultima manv mella gią esausta premendola con un'insistenza irosa. Ella gli dava leggeri colpi per rivoltarlo sui ventre, ma il catellino tenace non lasciava la presa e metteva un suono di dispetto simile a un garrito spento. Era bianco pezzato di grigio; aveva una stella in fronte, un orecchio bruno e uno roseo, ancor nudo, suggellato come gli occhi, occluso da due o tre vescichette lustre. Lo conoscevo bene in tutti i suoi segni, come gli altri. E ora tutto mi pareva straordinario, divino come la diversitą dei fiori, con quegli screzii del pelame, con quelle mischianze misteriose dei caratteri materni e paterni.
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