Nessuno piangeva, nella casa domenicana. Un dolore composto e taciturno annobiliva tutta quella genitura discesa dall'uomo santo.
Passai pel verone di legno, non scorsi rilu/ cere lo specchio, misi il piede sul limitare, vidi qualcosa di bianco nascere, presso e lontano.
Prima che le pupille scoprissero l'immobile forma, nel mio amore e nella mia reverenza due bare si congiunsero. L'umile uomo da bene e il poeta indimenticabile erano una sola morte. Ed erano un solo sorrìso, una sola pace, una sola beatitudine.
Non avevo mai veduto la morte vestita di quel divino pudore, se non in certe stele funerarie ad Atene, se non in certe pietre sepolcrali di questa terra di Francia, nelle quali il marmorario senv bra precorrere il lavoro dell'Artefice eterno che al novissimo dì riscolpirà tutti i volti secondo la bellezza perfetta. Ogni lesione della vita pareva cancellata. Non l'anima soltanto, non soltanto l'anima di sacrificio e di preghiera, ma la carne di dolore e di colpa aveva ottenuto l'indulto. Tanto dunque una carne miserabile, vaso di dissolvimento, può divenir bella nelle prime ore della morte? Ero certo che anche nel volto del mio fratello, laggiù, su la collina d'Italia, risplendeva quella bellezza.
I IÓ