10 specchio coperto d'un lenzuolo bianco. Quali visioni insostenibili aveva serbato nel profondo?
Da prima in me fu silenzio.
L'umile uomo da bene e il sovrano cantore del bene erano una sola morte e una sola santità.
Volgevo le spalle alla luce del giorno occù dente, all'immensa Landa deserta.
Era in me col silenzio un'attesa senz'angoscia. E a poco a poco uno spirito musicale entrava in me.
Mi sovveniva della sera d'ottobre, della sera d'un altro sabato, d'un abituro presso un'altra cappella, in mezzo a un'altra foresta. Mi sowe/ niva di Francesco alla Porziuncola e dell'ultimo cantico cantato nell'ombra, con la fàccia rivolta al cielo, mentre i fratelli ascoltavano rattenendo il respiro. « Voce mea ai Dominum clamavi. » Tutto
11 cielo, quando il Serafico si tacque alla soglia d'eternità, tutto il cielo della sera fu pieno d'un coro miracoloso di allodole.
Ed ecco, dall'immensa Landa, una melodia sorse e si sparse, una melodia che forse già rienv piva tutta l'ombra degli alberi piagati, ma che non fu da me udita se non in quel punto.
Di duna in duna, di selva in selva, di macchia in macchia, la Landa si fece tutta melodiosa, fino all'Oceano.
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