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j dovere, rispettando 1 deliberato della uta Comunale che per questi molivi e non ¦ futilissiml pretesti ne rifiutò V iscrizione, lilla fece bene o male, T Ufficio non era cerante giudice competente; perciò non si #, nel diritto di sindacare un atto che per n modo gli apparteneva. In ordine poi alia condotta tenuta dal Conio Comunale nel discutere il reclamo av-so alle operazioni elettorali devo osservarle icamente, che il medesimo in tale atto non il diritto di rappresaglia, ma quello the conferisce , articolo 75 (iella legge Comu-* e Provinciale, che non venne all' uopo i-rato da ridicoli .motivi e nè dal timore che eletti facessero ombra, che Àén ne fanno rtamenle alcuna, ma fu invece ispiralo da r.timenti di pura giustizia; ed il giudizio e-esso all'uopo da Lei sembrami, se non er-neo, almeno prematuro Uno a che V Autorità mpetente non abbia pronunziato il sui ver-tto.
Il titolo di fazione col quale Ella qualificò partito rimarchevole per numero, per one-l e per principii è tutto improprio, perchè medesimo formò sempre la maggioranza del ese (e ne fanno piena fede tutte le passate >zioni si amministrative che politiche), e che ine P amministrazione per 15 anni continui ;a tiene tuttavia con pubblica soddisfazione, ìendo in rispettosa distanza gli avversari e furono sempre battuti tutte le volte che presentarono nel campo elettorale e furono mpre costretti a disertarlo. Che se Rei pasto Luglio ottennero una qualche vittoria, che .'gli-o la si potrebbe appellare sorpresa, non cartamonte opera loro, ma fu epera di molti ettori di diversi paesi che si recarono all'urna
mente di affetto e di amore e per devozione verso la comune Patria.
Pregò quindi la cortesia del Signor Direttore a voler fare inserire nel prossiaio numero del di Lei giornale la presente, esprimendole i sensi delta mia speciale considerazione.
Devotissimo Servo R. PANDOLFI
ANCOHA D¬ LL ESATTORIA 91 NOTARESCO
Fedeli al nostro programma di non travolgere in pettegolezzi personali le qui-stioni pubbliche, che dibattiamo in questo giornale, risponderemo sobriamente alla lunga cicalata, che il sig. Giuseppe Ferraris, deposto l'incognito, ci regala con molta presunzione nell'ultimo numero della Gazzetta. Innanzi tratto domandiamo : chi è questo sig. Ferraris, e con che veste interviene' nella discussione ? Se in proprio nome , abbiamo 1' onore di dirgli che non lo conosciamo, nè mai ci siamo accorti della sua alla importanza nel governo della nostra provincia: se poi scende in campo come paladino della prefettura, non possiamo che sempre più rallegrarci col cav. Maccaferri, che sceglie così abili difensori delle sue corbellerie.
Quanto a quel non pavento gittato lì con sì magnanima fierezza, treda ri sig. Ferraris, che se egli non paventa noi, cittadini indipendenti e liberissimi pubblicisti, molto meno noi paventiamo lui, comi: non abbiamo paventato e non pa-
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non siamo usi a combattere colla néik di cui il Ferraris, con rara abilità, rk®. pje' le colonne della Gazzetta. Alle cor* esistono o non esistono i danni da deplorati nell' esattoria di Notaresco ? f J vero o non è vero che il Mariani, pej. j dendo gli atti esecutivi sulla cauzionep» B l'incompleto versamento di agosto, efe g agio d'intascarsi tutto intero il bimes&t Si di ottobre, e di applicarne una parte od B ricomprare, per interposta persona, le e» " che gli venivano espropriate ? È vero i D non è vero che per la mancala cauzione p nel bimestre di ottobre, la ricevitoria prò- ci vinciale declinò Y obbligo di versare i ri non riscosso come riscosso, e il Ministeri
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e la Deputazione provinciale non poterono che chinare il capo ? E se queste co- z se son vere, come mai si sarebbero ve- -g0 rifipate senza la ritardata di chi arazions à q£ decadenza dell' esattore ? Che se il rUaré O provenne dalla proroga, come sembra a£ e» cennare il Ferraris, non fu essa conce' b,!
data dal prefetto? A chi mai la legge a^ ' f 00 " da
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iendo in rispettosa distania gli avversari e furono sempre battuti tutte le volte che presentarono nel campo elettorale e furono atpre costretti a disertarlo. Che se »el pasto Luglio ottennero una qualche vittoria, che 'gli-o la si potrebbe appellare sorpresa, non certamente opera loro, ma fu opera di molli eltori di diversi paesi che si recarono all'urna er spirito di parlilo.
Osservo infine a Lei che anche É frase di crvilità politica ferisce troppo da vicino il lio amor proprio ed il mio noto carattere incendente, e che in »i»n .èjrfo si addice ad no che esercita una libera professione, che on ambisce nè onori, ni ricompense, ma rese gni possibile servigio al su» paese perseuti-
APPENDICE
RAFFAELLO E BELLINI
{Vidi S. 9j
5e la pittura ritTMi I' aniuio dell' nomo e lo solleva, la -.cica in ciò non le è per niente seconda massime quando està trova a dispiegarsi il tutta 1* sua magiiticinzi " leridore in ciò che dicevi Operai in ousica : Mila ^uale anto ha di più attrattivo la poetia, la iiueiea, la Mimica irte del ballo e la pittura lutto si collega ad allettare i ìimenli, ad ammaliare il cuore, a fa; e insomma in dolce , .anno alla mente. Nel secolo XVII fùreno rappresentati primi drammi in mugica, se lanciamo inconsiderati , Or-del Poliziano che fu accompagnato da strumenti, quella fe-mescolatà di musica e ballo fatla per un Duca di Mi-j in Tortona da Bergolo Botta, e una specie di dramma lo in Veueiia per Enrico 111, che fu musicalo dal barbino.
anche la musica il suo primo vagito lo mandò fuori da 45ta terra, da q.ies'a nostra Italia che non ha mollo da dotte straniero
il tura negletta e sconsolala
delie sue corbellerie.
Quanto a quel non pavento gifiato lì con sì magnanima fierezza, àreda il sig. Ferraris, che se egli non paventa noi, cittadini indipendenti e liberissimi pubblicisti, molto meno noi paventiamo lui, comc non abbiamo paventato e non paventiamo il prefetto* nè quanti altri vivono aggiogati ai facili paschi del bilancio dello Stito per tradirne gl'interessi, anziché adempierne i doveri. - E ciò quanto alla persona: nella sostanza della qsi-stione non rientreremo, poiché nessuno dei fatti e degli apprezzamenti recati innanzi dal Corriere è stato smentito. Noi
lo possiamo eoo giustizia dire ai «ostri amici tedeschi .* «Voi noi aveste mai 1* impronta del genio, ve ne damme nei , impulso; e volendo imiìare le opere dei nostri padri faceste beni finché li seg iste, i»a quando smessa ogni riverirne valeste passar oltre per far cose nuevs e dar sempre fjj idea del sovr&ìmalsrale, dalla luec entraste nelle tenebre, del bello nel dedurrne, dal ver» nell' assurdo. » (1) La musica, risorta in Italia fin dai leiapi più ba Viri, si ditfuse tosto per telìa Europa e venne anche dagli ol-traiiontani coltivati a segno che per buon leinpj quasi ne restammo al disotto. Ma trasferitasi poscia a Venezia, Roma, Bologna e Napoli cantò "entro il suo vero tempio vi lece nel secolo XVI e XVII tali i tanti progressi, che nelle noatre scuole pur dovettero gli stranieri recarsi ad apprenderla. Ma oggi che cosa avviene? Il contrario 1 nostri teatri sono caduti in basso; l'amore della novità s'è fatta strada tra noi; non più s'odono quegli artisti come Lablàche , tubini, jS Pasti e vi« via, ma la ragione , patente perciò ebe a que-et' ultimo argomento si apparliine - Ripeto all'uopo alcune parole del D' AUmbert con eui un mio caro amico, rispondeva alla dia quisiione : egli mi diceva; « dipende questi dalla vaniti del maestro di nasica il quale volendo tutto a sè attribuire il merito dell' opera , invece di alare eolla testa sul palco semi*) e le broccia nell'orchestra fa il contrario. " E che eie nin sia vero, è impossibile asserir», poi-
fi) JSui non postiamo acoettore quésta né talune altri idee artistiche dell' KtOì't.
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responsabilità di errori così gravi e co^i gravemente scontati da un intero mau~ damento ? Ci vuole ben altro che le frati e le spavalderie del cavaliere senza paw% per giustificare così grosse mancanza !...
ECHI DELLA PROVINCIA
Picciano, 5 Gennai®.
Due pesi e due misure furono sempre l« armi potentissime con cui il Cav. Maccaferri ha creduto rifarsi delle disfalle avute. È noto coni' egli per colpevole negligenza avesse aggravata la crisi dell'Esattore di Notaresco,»
'febei avendo ora i maestvi la mania grande dell' Ì3tramenta-zione, più nell'opere non campeggiamo quei eanli fatili, semplici, ove , artista poteva elevarsi, e fare pruova di tutti le risorte dell' arte. Era necessario però che alla muiit» troppo semplice ed ale me volte svenevole del Cimarot», P.tisiello, tenesse dietro una musica non composta di arie solamente alquanto sdolcinate, ma ci entrasse ancor» la tii degli accordi elevati, e quella certa gravila che all' upiri imprime , uso del conlroppunlo - E questo desiderio non ti fi aspettar di moito.chè in Rossini, Bellini, Donizzefti e Verdi (ancora vivinte) doveva atere il massimo svolgimento.
Con questi genti la musica conta tre stadi differenti nella sua vi a. La musica del Pesarese è la vera espressione<1*1-, energia nel periodo Napoleonico ci è l'idea del grandi, del maraviglioso, perchè il Corso allora arbitro dell' Eur»-pa compiva «peste combattendo battaglie da riempier tulli di meraviglia. V è nella sua musica il principio di rivoluta* perchè figlia della rivoluzione .dell' 89. Rossini per me uui , solo un genio nel campo musicalo, è ancora un illustre pi-triota. Credete voi forse eh' egli pose mano all' opera colossali del Guglielmo Teli, a queir epoca grande come 1' 1,1 iati» d' Omero terribile curne 1' inferno di Dante e il giudizio f-niversalo del Buonarrotti, mara.viglioso come l'Amleto, sena un fine supremo? Nò, non lo pensale neppure. Gugliaha» Teli salva la Svizzera, ed allora il solo Napeleone poi»'» rendsr una , Italia. Gioacchino Rossini sperava in tei * lèvh alta la tua voce.
Eeeitsie Cweiki
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