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cagione e sotto il medesimo aspetto condannare. Chi è dunque che, facendomi spendere per la carta da bollo, mi obbliga alla tassa in quella che dalla tassa mi esime la legge?
Sarà, penso io, uno dei solili regolamenti che invadendo il terreno legale, lo cangia a sua posta, lo trasforma, lo disordina, lo rovina, Io distrugge. Se no, come concepire che dove la legge non colpisce, un orbo di Agente (spesso tirato dall' altrui maligna insinuazione) colpisca, con assoluta impanila, tra capo e collo ? Perchè gli equivoci dello stesso Agente devono costare non meno di dodici soldi l'uno ai terzi innocenti? È cotesto, oppur no, nn indebito pagamento? Or un pagamento indebito in altri tempi si chiamava concussione... ed oggi come si chiama?.... Io, sor Direttore, non saprei dirlo; perchè confesso di essere uno zuccone; ma so per esperienza che ogni sforzo adoperato nel fine di raddrizzare le gambe ai cani è stato sempre, ed è quindi anche oggi, uio sforzo inutile. Ci conviene lei ?
Addio, sor Direttore; finisco di seccarla , perchè mi è uopo ormai d: ritornare alle pecore. Con- le quali ho 1' onore di essere per uso e consumo dell' Agente delle tasse
il mi imo e dcvmo MELIBEO
La nostra Società Operaia
Finora il nostro giornale non ha detto nulla delle nostre classi operaie, perchè ne attendeva l'occasione. Óra, questa s' è presentata oggi in cui si pensa a riclonare nuftva vita alla nostra società operaia, e _
air appello che viene loro fatto dai due vice-presidenti: anche tra noi la democrazia parliamo di quella soda ed o-nesta non dev' essere nome vano, anzi in lei dobbiamo riconoscere gli elementi di una nuova forza cittadina, di cui il secolo nostro si avvale per le sue più durevoli conquiste.
Ecco, scnz' altro, la lettera circolare dèi signori Sardella e Cavacchioli Ernesto:
Teramo 13 gennaio 1876
I sottoscritti,per la dimissione data dal Presidente, veggonsi nel dovere di convocare la Società operaia per Domenica 16 corrente nel solito locale alle ore 2 p. m. e sperano in un numeroso concorso, trattandosi di ordinamento generale.
Lt nostra società, cke fn la prima a sorgere negli Abruzzi, non deve cadere, nè può vedere le altre consorelle vivere una vita più rigogliosa e florida della sua. Lo esige il bene dell' umanità, il decoro del paese. Noi ci dobbiamo proporre irremovibilmente di andare sempre avanti, per mantenere viva la fede nella classe operaia.
Nè ci scoraggino le difficoltà. Un carro che non cammina, si deve spingere con vigoria propria a noi del popolo. Colui che si avvilisce, si rende inutile a sè e alla società. Non deve 1' operaio cullarsi nell' inerzia, nel vizio, in fcasse ambizioni o nell' egoismo: dobbiamo tutti cooperare per il bene generale, affinchè si vegga una buona volta prosperare la noctra società, pari a quelle di Lombardia, d;>l Piemonte e delle provincie romagnole. Che cosa manca a noi? Non abbiamo anche noi i eermi
ECHI DELLA PROVINCIA *
In data 13 volgente riceviamo taresco il seguente reclamo, che f^JS programma di svelare gli abusi, d*',1' que si commettano, non esitiamo { ~ blicare:
Non ho voluto credere che ai miei «m \ e non alle lettere giuntemi in Terano;w» r sospesi i memorandum richiesti in r dal sig. Prefetto e dal sig. proc. del Re suìfc è seguente: s
Non ha guari un mio servo per no^e u r varocchi venne incarcerato dal marescialli carabinieri di Notaresco, che lo tenne ise spelonca sua particolare, donde riuscì cofi * infiammazione di occhi, e dove gli fu J fin anche 1' acqua ! La Camera di Coaaf t agli 8 di ottobre ordinava 1' ^scarcerai per inesistenza di re aie per legittima « ^ seguenza il detenuto querelava il carabi»* ^ di arresto arbitraria. Il maresciallo avrebbe* vuto prepararsi alla difesa piuttostochètoU ^ re all' offesa. Imprudente coin' è, pensò i»# a vendicarsi, e chiesta e ottenuta l'animo»* r ne giudiziale, con questa ricetta tornò aff* ( salto. 11 giorno 2 corrente, mentre il i precedeva di un passo il padrone, oaet^ I un suino a capezza e portando il fucii® < , suo signore, due carabinieri sbucano ^ I un ponte di fabbrica sulle porte del * si gittano sul Cavarocchi e lo disarmi* grado le proteste del padrone, e ciò ém B ver domandato e trovato regolale il ' i da caccia. /j t
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La nostra Società Operaia
Finora il nostro giornale non ha detto nulla delle nostre classi operaie, perchè ne attendeva 1 occasione. Óra, questa s1 è presentata oggi in cui si pensa a ridonare nu©va vita alla nostra società operaia, e noi non poniamo tempo m mezzo ad affermare che son.vive le nostre simpatie per 1 operaio e desideriamo fermamente che questi prenda anche tra noi quel posto che gli si compete. Noi ritorneremo su quest1 argomento, ed anche allora diremo tutta intera la verità, avvegnaché sia una vera vergogna, che nulla o pochissimo si faccia a piò dell1 operaio, il quale, dimenticato che fosse totalmente dalla classe agiata, si corromperebbe ed alimenterebbe in seno odii feroci contro il proprietario.
Intanto per ora raceomandiamo a tutti gli iscritti all' attuale società di rispondere
* il ruy-blàs
Dovendo andare in scena questo spartito, i toslrì lettori ci saranno grati se ne riassumiamo il libretto.
V inquisizione invase la Spagna, e dopo di averla ribattezzata nella supersiizione, ed estremata conia rapina ecel fuoco, lasciolla prosliiula e bacchettona. Una Glia nebbia morale ricovrì quell' infelice Nazione, nella quale, coaie inselli in putrido stagno, vagolavano 1 ignoranza, il sospetto, la dif« fidenza, il terrore, la denuncia, la morie; e la croce, Ira-eformata in pugnale, ogni virtù vi spenseI Da quel tempo fino alla cacciala d' Isabella, il che vale un periodo di più che cinque secoli, la Spagna si mostrò sempre all' Europa sfigurata dalla lascivia e ri co vc.rfca dai cenci doli' ipocrisia. Ne ancor oggi quella sventurata Nacione giunge a purgarsi tifi sangue dall'abrutimcnlo, in cui la cacciarono gli aguzzini del Gunwari !!l
La Corte di Donna Maria de Neuhourg, regina di Spagna nel eecolo XVIJ, a moglie a Carlo IL0 rótta com'era a tulli
,n uìii ia a iii/i uti pw^um. --
li^ce, si rende inutile a sè e alta società. Non deve 1 operaio cullarsi nell' inerzia, nel vizio, in kisse ambizioni e «eli' egoismo: dobbiamo tutti cooperare per il bene generale, affinchè si vegga una buona valla prosperare la nocini società, pari i quelle di Lombardia, del Piemonte " delle provincie romagnole. Che cosa manca a noi? Non abbiamo anche noi i germi santi del!' abnegazione? Non siamo noi capaci di sostenere dei sacrifici per rinvigorire il nostro sodalizio e trasmetterne la menorìa ai nostri figli?
Noi confidiamo perciò nel vostro patrio-tismo e nel vostro buon volére, affinchè non manchiate alla prossima assemblea. La vostra assiduità ci sarà arra a bene sperare per 1' avvenire.
Stiate e fratellanza.
/ vici-presidenti
Sardèlla Ottavio Cavacchicli Einesto
SUO Signore, uuu wn uuimw. . ...... o .m»
un ponte di fabbrica sulle porte del paese si gittano sul Cavarocchi e lo disarmano, im giudo le proteste del padrone, , ciò dopo i ver domandato e trovato regolalo il pemy* da caccia.
Ma ciò è nulla. II raccapripiante pfjj ora ! Qual delitto aveva commesso il povp^ infelice per essere gittato novellamente in quel. , oscuro sotterraneo, su nudo terreno, ,,,f mani e piedi come un Cristo, posto nei ceppi per 24 ore, assiderato dal gelo, dalla fólti dai dolori ? A stenti le lagrime della ao;lit poterono fargli gittare di nascosto uà tozzo , pane; cosicché portato , indomani in Preturj il paese inorridì vedendolo ridotto quasi cadavere.
Son dieci giorni che il fatto avvenno, , i vincoli ed i segni del martirio ho veduto j fatto vedere per assicurarne la giustizia. Ori ci troviamo, sig. Direttore, ove andiamo?
Con altra mia vi parlerò di altro /atto qui avvenuto anche più doloroso. Intanto pregoti
i vizii di quell' epeca, nf>* trova che un languido riflessa della s«a i ma gì ne morale nell' episodio del Ruy-Blas, tratteggialo dal Signor Carlo D'Ormeville. Il libretta dell' opera è assai prosaico, come il soggetto che tratta, e 1' autore fi perde molto della rinomanza acquistata per tanti altri suoi pregevoli componimenti.
Ruy-Blas, giovino affatto seonosciuto nella Certo di Spagna, perchè da poco entrato come staffiere al servigio di Don Sallustio de Bazan primo ministro di Carlo IL. è preso d' ardente amore per la regina; sa di nen poter giungere fino a lei, ma ciò non lo arresta: egli ama alla follìa; pe-nc'.ra furtivamente nel parco, dove Donna Maria de Neubourg suole andaro a diporto, e vi depone a testimoni del suo affollo alcuni mazzolini dì fiori. La Regina, affranta nel cuore dalla freddezza con cui è trattata da Carlo li. vede i fiori,
li raccoglie, e riama in essi , ignoto donatoro.
Don Sallustio de Bar.an seduce un' Ancella dolla Regina, e quella gì' intima di sposarla, o di lasciare immanlinenti la Corte. Don Sallustio non si piega ai voluti sponsali, e preferisce 1 esìglio; ma, conscio dell' amore del suo staffiere per la Regina, giura di valersene per vendioarsi di Lei. Chiama a sò Ray-Blas ; gì' impone di Grmare la dichiara-ziene di essere un suo servo; l'ottiène: gli dona poscia la I propria cava; lo crea grande dì Spagna; e dopo d' averlo ]
fallo presentare solle il nome di Bon Cesare de Bazan Gonfi di Garofa alla Regina, per viepiù adescamo gli amori, bandoni la Corte.
Fin qui , in:reccio dell' aziono.
Donna Maria de Neubourg riconosce da alcuni segni ji Don Cesare de Bazan il misterioso donatore di fiori; gli» pre il cuor» ad un perduto" amore- e lo innalza a priajrai-nistro del re. Caduta così nel laccio, e quando i suoiam» non soffrono più freno, Don Sallustio torna a Madrid; lj sorprende nella casa di Don Cesare in notturni abboccami e minacciandola di svelare 1' amorosa tresca, le intimi ! di subirne 1' ignominia, o di sposare Don Cesare firmai 1' atto di divorzio col re e rinunziando al trono di Spago»
La regina tentenna..... 1' amore la vince..... già è ìnbftó31
a Don Cesare, quando questi le svela che sotto le. sp«iP che indossa, si nasconde un ignobile staffiere. Don Salini in lai punto, rinfacciando alla regina p ar vegli voluto di" in meglie una sua ancella, le dice d' averlo obbligato ? offrirle un di lui servo per amante.
La mor e di Don Sallustio, e quella di Ruv Blas, il q^ per salvare la regina, bove un veleno , porla seco tomba il segreto di uno sventurato amore, formano lo glimento dell' opera.
Q^ATTROtC
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