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cav. Achille Panichi, uomo simpatico al primo aspelto per T alla persona, per F aria ridente e pei modi aperti e le maniere garbate ond'ac-coglie e ricambia la parola di tutti. Si potrebbe presentare come un sindaco modello in Italia per lutto ciò che riferisce a forme esteriori e ad opere ed atti di pubblica rappresentanza. Non voglio però che si pensi eh1 egli si distingua solo per questa lucida vernice; imperocché possiede anche ottimo cuore, buon volere, rettitudine di propositi ed onestà di sentimenti. Anzi, nelle attuali condizioni del Consiglio comunale, il sig. Panichi è il migliore, V unico soggetto che potesse efficacemente esser designalo a sindaco di questa città. Si fece già iniziatore di non poche riforme in questa malmenata amministrazione municipale; si sforzò di riordinare la riscossione del dazio alle porte; tentò di rendere esecutivo il regolamento di pulizia urbana; presentò finalmente quel rendiconto che tutti i suoi predecessori, non esclusi i più rinomati si limitarono a promettere o ad annunziare come prossimo venturo. Queste parole però non mirano ad accusar nessuno personalmente perchè la gran mole dei nuovi affari comunali, o la paura di danni immeritati, o il contrasto di ostacoli impreveduti, o la forza di circostanze eccèzionali fu la sola e vera cagione dei mali che si lamentano. Nè fra gì1 indicati predecessori può in alcunmodo essere compreso V illustre marchese Marco Sgari-glia che fu il primo sindaco dopo il 1860. Questo egregio signore, in tempi assai più difficili, seppe impiantare e condurre I' ammini-
rispettato e caro. Anehe il sig. cav. Panichi potrà far del bene e lasciar buon nome del suo sindacato, se andrà cauto nella scelta de1 suoi confidenti e non si farà fuorviare dalle alte declamàzioni di alcuni e dalle furtive lusinghe di altri. Egli ha coraggio, egli è operoso, egli ha molti mezzi; non se li faccia sfruttare da chi suol prendere il zampino del gatto per non bruciarsi le dita. Cerchi gli uomini di cuore, chè il cuore è sempre miglior guida della furberia e potrà riuscire con onore nel difficile impegno in cui si è posto.
Una notizia teatrale. Il giorno 7 febbraio si aprirà il teatro Venlidio Basso con una compagnia di canto di giovani romani non maggiori di 14 anni, che ora trovasi a Fermo. Si rappresenteranno- il Don Checco del M.* De Gio-sa, la Figtia di M. Angot di Lecoq. e Crispino e la Comare del M.° Ricci.
Fano, 30 gennaio 1878
La scienza ha fatto un' altra gran perdita in Italia. Il professore Luigi Malagodi è morto a Fano il 28 p. p. gennaio. Fu scienziato di primo ordine : ed in chirurgia ebbe sempre genio, dottrina, arditezza e prudenza : le numerose sue opere originali ne fanno e ne faranno sempre amplissima fede. Fu amico di cuore e liberale per principi. Il governo pontificio lo guardò sempre di mal occhio : il governo italiano che di siffatti uomini ha avuto ed ha sommo bisogno, lungi dal dargli una splendida posizione in una delle prime università del regno, non ne ha fatto alcun conto. E la solita sorte degli uomini come Luigi Malagodi,
consigliere anziano chiamato per
sumere le ff. di sindaco. Varie sonohr^
che hanno determinato quei signori a
ciare alla carica; però tutte derivano (fan
nico fatto, cioè dalla mancanza nel
del sindaco titolare da circa un aooo n
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del segretario, non poco dissestata l'aia? a
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o la paura p danni immeritati, o il contrasto dì ostacoli impreveduti, o la forza di circo-slanze eccèzionali fu la sola e vera cagione dei mali che si lamentano. Nè fra gì' indicati predecessori può in alcunmodo essere compreso I1 illusi re marchese Marco Sgari-glia che fu il primo sindaco dopo il 1860. Questo egregio signore, in tempi assai più difficili, seppe impiantare e condurre I' amministrazione complessa della sua città con quel-1' esemplare e diligente regolarità, con quella classificazione ordinata e sapiente, con quel concetto di dignità nobile e benevola che solo potevano sperarsi da chi, come lui, a molto senno, a molti studii, a molta carità di patria congiunge desiderio di bene insaziabile e nome
APPENDICE
il bilancio
Duetlino per Camera, musica del maestro Minghetti, parole del poeta Dante, edite da « Pasquino »
(è permesso soltanto 13 carnevali)
« Per me lo dico con voce dolente, « Per me lo dico con vero dolore, « S' avrà il corso forzoso eternamente! « Bolletta mosse il suo primo fattore, « Di Scialoia lo fé' , abilitate, « A lei mise il, suggello il successore. « Di queste carte sucide e stracciale « Ne avremo fino al secolo venturo, « Lasciate ogni speranza, o voi eh' entrale » Queste parole di colore oscuro
Dinanzi a Majorana ed a La Porta Disse Minghetti con un viso duro. E proseguì come persona accorta:
Qui si convien lasciare ogni dispetto Se no, miei cari, la fiamma è morta. Il pareggio verrà, coni' io v' ho detto, Ma pretender di più, son belle cose Di chi ba perduto il ben dello intelletto, £ difèndo la sua siano pose
Dentro le tasche, ond' io lo rimirai, E aveva le guancie che p areali duo rose.
ranno sempre amplissima fede. Fu amico di cuore e liberale per principi. Il governo pontificio lo guardò sempre di mal occhio : il governo italiano che di sifialti uomini ha anito 4 ed ha sommo bisogno, lungi dal dargli una splendida posizione in una delle prime uni-versilà del regno, non ne ha fallo alcun conto. E la solita sorte degli uomini come Luigi Ma-lagodi,
ECHI DELLA PROVINCIA
Nereto 30 gennaio 1876
(B) Pregovi annunciare nel prossimo numero del vostro Corriere la dimissione di tult1 i membri di questa Giunta municipale e del
£ a manca della Camera guardai
Ove l'aere ora buio, e senza stelle, E trassi un fazzoletto e lagrimai. Djver«« lìngue, svizzere favelle, Parole di dolore, accenti 4' ira, Voci alle e fioche e suon di ciaramelle Facevano un tumulto il qual si aggira
Sempre in quell' aula con la barba lieta Come Busacca quanto il vento spira. Ed io nascosto diètro ad una quinta
Dissi: Maestro, che è quel eh'-i'-odo E perchè gridan carne donna incinta? Ed egli a me: Questo misero modo Tcngon 1' animeiafUitte di coloro Che il pan vorrian bagnar dentro il mio brodo. Cantano sempre tutti quanti a coro
Come all' Apollo, e gridan come quelli, E fanno gli avvocati e vanno al Foro. Cerne tu vedi, ce n' è bruiti e belli
C' è chi parla tre ore e mai non bete E la gallina c' è di Pretrocelli. Ed io: Maestro che è tanto greve A lor ohe lamentar li fa si forte? Rispose: Dicerolti molto breve. Questi non hanno speranze di torte, E la vista di loro è tanto bassa, Che pigliano anche me per un consorte. Ma di parlare ho già la lingua lassa, Guarda lassù dove Alisi si sdegna, E quando hai visto, gira il tacco e passa., Ed io che riguardai vidi un' insegna Che girando correva tanto ratt»
put'u i uuiiMita, ta quaie ptu iiuii guuc ti spetto che , è dovuto. Ed il prefetto a tanto sfacelo se n' è rimasto indifferente. Intanto per ritornare le cose allo stalo ordinario sarà necessario lo scioglimento del consiglio, poiché stia sicuro il sig. Mnccaferri, che a questo punto non troverà certo il sindaco per Nereto. Chi chiameremo responsabile di tutti questi danni arrecati al povero comune8? Il Corriere avrebbe data la risposta nel n. 3 del p. anno essendoché la situazione del comune di Nereto è molto peggiore di quella del comune di Teramo. Io, sig. Direttore, mi dispenso dal darvi dei dettagli, perchè vi riuscirei sommamente importuno : ho scritto solo queste poche righi aflinohè coli' autorità del vostro giornale si
Che d' ogni posa mi pareva indegna.
E dietro le venia si lunga tratta
Di gente eh' io non avrei mai creduto Che il Fisco tanta] no avesse disfatta.
Poscia che v' ebbi alcuno riconosciuto, Mi rivolsi al maestro, e dissi a lui: Chi son costor eh' hanno il viso sparato?
Ed il maestro mi disse e certo fui Che quell'era la setta dei retrivi Contribuenti e dei nemici sui.
Quei sciagurati di calzoni privi Eran seccati e stimolati molto. Dagli agenti d' imposte eh' eran ivi.
Essi a/ean macinato il volto,
E un contator giaceva al loro piede, Col quale di quattrin si fea ricolto,
E pòi che riguardar oltre mi diedi,
Vidi di gente ignuda un altro fiume, Pereti' io dissi: Maestro, mi concedi,
Ch' io sappia perchè vanno in quel costume D'Adamo, ed a, scappar così son pronte, Com' io discerno per lo fioco lume....
Ed egli a me: Perchè partano in fronte Della ricchezza mobile i salassi E del catasto le funeste impronte.
Allor con gli occhi vergognosi e bassi Voltai verso la porta a passo grave, E da quel Purgatorio mi ritrassi.
Ed in sull' uscio co' bemolle in chiave Un vecchio bianco per antico pelo Gridò: non isperate, anime prave. Di vedere il pareggio esso è nel cielo l
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