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colpa ? I giornali, naturalmente, si palleggiano , accusa secondo gl'interessi dei vari partiti, sotto la cui bandiera campeggiano; e mentre gli uni accusano recisamente di leggerezza il Ministero, gli altri per escusare questo rifondono quasi la colpa sulla Camera. Ma un fatto, opportunamente rilevato dall' Opinione a posto fuori di controversia, ha, agli occhi nostri, una gravità decisiva. Il versamento venne e-seguito il 17 dicembre e la dichiarazione di fallimento ebbe luogo il 2 febbraio. Ora qual fatto è mai accaduto in sì breVe spazio, che avesse siffattamente alterate le coedizioni della Società da trascinarla al fallimento ? Evidentemente nessuno : il che vuol dire che il male preesisteva alla somministrazione del rimedio, ed era già tanto grave da rendere inefficace il rimedio i-stesso, che se poteva giustificarsi quando avesse valuto a mantenere in piedi l'infermo,, non era guari giustificabile dal momento,,che ? diveniva un inutile sacrifìcio dello Stato. Incontrastabilmente' il ministro mancò alle solenni dichiarazioni fatte alla Camera, che non avrebbe versata la somma se non previe le più accurate indagini sullo stato finanziario della Società, e si lasciò ingannare da chi forse ave a interesse a tirare lo Stato in questa briga (nel quale inganno non sarebbe certo caduto il suo predecessore); ma chi ha condannati i popoli italiani a portare la pena dei facili inganni dell'tìn. Minghetti? Sa' il ministro con quanti stenti e con che fiere ambasce si
NOSTRA CORRISPONDENZA
Genova, 3 febbraio 1876.
Non mi apponeva male sperando che la pubblica stampa. Scuotesse il Mhiisjero della pubblica istruzione. V ultima mia cKfispOft-denza, riportata poi dal Piccolo, fece sì che il ministro EoUghi,,da uomo imparziale com' è, rendessi giustizia al merito, conferendo la cattedra di botanica, vacante in questa Università, al cav. jjelpino, prof, per, la stessa materia, all' Istituto forestale di Vallombrosn; che se la meritò mediante . pop corso approvato ad unanimità di vóti dal Consiglio Superiore. E non poteva avvenire diversamente. Egli a-Veva fatto altri^concorsi, fra cui ultimo quello ali1 Università di Modena. Tre furono T concorrenti, che il Consiglio superiore dichiarò pari di merito, cosicché il Ministero non sapeva chi prèscègliere. Era la lotta deb vecchio col nvovo 'sistema; di..coloro che, della bolanica non /ecero che una. scienza da elenchi. Il Delpino invece indagò lìi filosofìa della medesima, se mi è lecita la espressione, voile conoscerne la biologia': insomma aggiunse una bella pagina alle glorie d1 Italia : . egli rè un caposcuola. E tale fu considerato, in Germania ove, ha molti amici ed ammiratori, ove s1 illustrarono le sfcdpérte di lui, e dove la sua nomina ad una delle nostre Università, sebbene non sia delle primarie, sarà bene accolla. 11 Darwin entrò in amicizia con lui, e sebbene discordante in qualche cosa col prof. Delpino, pubblici con lealtà lo scambio delle discussioni scieixtitiche avvenute fra loro, e colla gentilezza comune fra grandi uomjni rese giustizia al merito, e conì^ssÒ il torto'quando
10 ebbe. E questo' illustre' scienziato, il' prof Delpino, si teneva insegnante sopra un monte, nel)' Istituto di Vallombror.a, in un luojo dove
11 -clima è rigido è mancano, i comodi neces-i* sari alla vita, mentre prima d1 ora avrebbe' meritalo di sedere'sopra una cattedra delle
Imincinali nÓsti^.Umversità. Ma lo ripeto, egli
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sesso comunale mi avrebbe agli altri emé dati preferito, avvegnacchè in caso contrae anzichò espormi air umiliazione dì veder rC coi a gettata la mia dimanda, 1' avrei volentieri ^ home ti rata." Fra gif altri, discorsi col Sig; Fra*, cip* :lcerco Dottor de Mattea, col quale già annali lunga pezza era legato da vincoli di fernèt -amicizia, ed egli sebbene sulle prime mi 3- *'an0 vesse affacciato alcuni dubbi, che a suo pm Poim sare si frapponevano all' assècondamento delti ua¬ C* mia istanza, alla perfine mi conchiuse che boi SJ1^ solo era tutto projidnsb per favorirmi, ma ck \\ avrebbe eziandio patrocinata la mia causa cogli saffrif altri suoi colleghi.
Trascorsi appena due giorni che io atea parlato col sig. de Matteis, vennemi narralo che il sudetto raòcomandava a diversi l'elezione di un certo Luigi di Marcov;Segrelario in Civitella del Tronto,.. Quale trista impressione mi avesse prodotto un tale incidente è facile a considerarsi, avvegnacchè pare vaiai che agendo in tal guisa il Sig. de Matteis, mi avesse voluto trarre in inganno sì, cte che mentre' io temporeggiassi nel discorrere coi u stra< gii altri componenti del Municipio, egli avrei)- era da; beli predisposti contro di me; e fu perciò Oggi p che sentendo per un tale procedere la pi® *iVOr« viva indignazione ne feci fare le mie rimo- cA bei stranze al-Sig^ de, Matteis, al che questi mi somministrava tali pruove da farmi pienament® Febo a ricredere' su quanto falsamente erami slatori- meUer ferito; che anzi ho voluto un tal fatto rendere, per la stampa, di pubblica ragione on^» quei 901 quali mi ,lagnai del Sig. De Mattel abbiano a Ritenere ciò. e fletto di un seaipli^ maleinteso, che ora, dissipato del tutto, ^ reso ancora più salda in me quella sti«* che nutrirò^ maiseaipre per un tanto egre^ cittadino.
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Sig. Direttore del Corr. Abruzzese Mi veggo trascinato pei cape gli ad ;,v*i
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non previe le più accurate indagini sullo stato finanziario della Società, e si lasciò ingannare da chi forse avea interesse a tirare lo Stato in questa briga (nel quale inganno non sarebbe certo caduto il suo predecessore); ma chi ha condannati i popoli italiani a portare la pena dei facili inganni dell' tìn. Minghetti ? Sa il ministro con quanti stenti e con che fiere ambasce si i spremano dall'esauste vene, dei contri- j buenti i milioni, dì cui egli dispone? Nò è quésto un caso isolato, che sarebbe assai men grave, p abito nei nostri ministri ! di spendere con leggerezza i denari dello Stato senza vera proficuità pubblica. Lasciamo pure fi innumerevoli milioni spesi nei grandi appalti delle opere nazionali, (alcuni dei quali hanno partorito fino a ! 19 sub-appalti) e nelle forniture militari mutate e rimutafcc con sì instabile vicenda, e nel naviglio fatto e disfatto e in massima parte venduto per ferro vecchio : noi abbiamo nella provincia delle opere, come la strada aquilana, clic ©ostano un occhio I ricordano il traforo del Cenisio e il taglio di Suez, e quanto più vi si spende sopra, tanto meno si avvicinano al compimento. Lagrimcvole condizione di cose, sulla quale converrà pure che tutte la persone oneste aprano gli occhi una volta, se non vogliano, come gli e-truschi, cadere vittime incompiante della propria impassibilità !
Noi vogliamo augurarci che mentre FA utorita giudiziaria investiga le più riposte lafebre di questo grave incidente, la Camera al primo riaprirsi inviterà con fermezza il Ministero a giustificarsi del danno, che può avere arrecato allo Stato, anche coi migliori intendimenti, per man-Li;- ie-r.e inviolato nella coscienza universale il credito delle istituzioni.
bene discordante in qualche cosa coi proi. Delpino, pubblicò con lealtà lo scambio delle discussioni scientifiche avvenute fra loro, e colla gentilezza comune fra grandi uomini rese giustizia al merito, e conlessò il torto quando
10 ebbe. E questo illustre scienziato, il prof Delpino, si teneva insegnante sopra un monte, nell', Istituto di Vallombrora, in un luogo dove
11 clima è rigido e mancano i comodi necessari alla vita, mentre prima d1 ora avrebbe meritalo di sedere sopra una cattedra delle principali nostre Università. Ma lo ripeto, egli era fatto segno agli strali degli uomini della vecchia scuola, i quali infine dovettero abbassare le armi in faccia (iella verità, dei trion-ti del progresso scientifico e delle lodi che alte risuonavano nella dotta Europa pel nostro ligure illustre, giacché egli ebbe i natali nella vicina città di Chiavari.
Sia lode adunque al ministro Bonghi per avere fallo giustizia, per avere premialo il merito, e avere contribuito, ch'^ il prof. Delpino collocato in un posto più adatto e confacentc a suoi studi, continui nella ben incominciata via; poiché chi sa ora di quanti altri dotti e utili lavori, di quanti nuovi veri si farà rivelatore ai veri cultori della scienza.
I. A, 0.
COMUNICAZIONI
Tossicia 24 Gennaio 1876.
Pregiatissimo Signor Direttore,
Le sarò lenutìssimo se avrà la compiacenza Ì, inserirmi nel suo accreditàlissimo periodico le poche parole che seguono, , Tempo dietro mi si faceva sapere da alcuni miei «mici che in questo Comune si era aperto un concorso per titoli pel posto di Segretario 'Comunale,, e siccome alle preghiere ¦di quelle si aggiunsero anche gP incitamenti de' miei, così mi decisi a presentare una mia domanda in proposito. Tornato quindi in licenza, seppi che vi erano altri tre concorrenti, per il òhe nasalizzati i requisiti di questi, e trovalo in me, (k) dico senza superbia) di essere se non a loro superiore, cerio non secondo, volli abboccarmi particolarmente con ciascun Consigliere, onde risapere in modo decisivo se nel dì della gara , onorevole con-
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abbiano a ritenere ciò effetto di un semplice maleinteso, che ora, dissipato del lutto, ha reso ancora più salda in me quella stima, che nutrirò maisempre per un tanto egregio
1 cittadino.
GUSTAVO DI? SANCTI8
I Imjh ferr. stazi Giulia
Sig. Direttore del Corr. Abruzzese
Mi veggo trascinato pei capegli ad avvalermi della sua cortesia per tare una dichi,v razione di fede,, perchè in tutta la tempestosa mia esistenza previdi sempre il futuro, e per questa prevegenza, uscito perla quinta volta dal carcere borbonico, ebbi l'alto onore di entrare nella Corte del Ile d' Italia.
Congiurai, combattei, soffrii per la libertà e per V unità della mia patria. Fui nominato direttore della Cassa Ecclesiastica nelT Umbria dal Ministero, e contemporaneamente dal Re Ispettore delle Cacce e Parchi reali. Prescelsi questo posto come più lusinghiero, e destai la gelosia dei Grandi di Corle per la benevolenza del Re. Le sofferenze politiche, P età,' gli strapazzi d'ogni' maniera diedero origine ad una terribile malattia, onde perdei quasi un occhio, ed a consiglio dei medici tornai dopo trent1 anni d1 assenza nel natio luogo. Qui incontrai un brigadiere de' carabinieri, che per odio contro un mio servitore per nome Giuseppe Cavarocchi, ernie battere il padrone pel cane, dando luogo ad una quistione che ha commosso vivamente la pubblica opinione.
Non ripeterò come il detto mio servo fossa stato arbitrariamente carcerato dal brigadiere, e posto in libertà per ordinanza della (.< a 111 eii'! di Consiglio, si querelasse dell' arresto arbitrario; nè come carcerato nuovamente e sottoposto alle più crudeli sevizie fisiche e morali, I istessa Camera di Consiglio, con <¦-sempio di ammirevole imparzialità, che onora la Magistratura del regno, ne ordinasse la liberazione, disponendo in pari tempo I arresto del brigadiere o suoi esecutori; nò entrerò nei particolari giuridici del fatto per non turbare il sereno giudizio della Seziona di Accusa, innanzi a cui fu interposta opposizione.
Dico solo che io sono stato in ogni tempo uomo d' ordine ed ubbidiente alle leggi* ma non dispesto giammai a piegare il ct»!K>
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