CORRIERE ABRUZZESE - Annata 1876
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    argomento l'attenzione delle provincie a-bruKzesi in generale e più particolarmente della colta ed animosa città di Aquila, che avrebbe speso indarno una somma non lieve per gli stadi Borella, se, presentatasi T occasione, non procurasse efficacemente di farli valere.
    Lettera di un prigioniero
    Il cav. Sabatini di Notaresco ha narrato in due sue lettere pubblicate in questo Corriere V abuso di potere commesso in danno del suo villico, certo Cavarocchi. Ora riceviamo una lettera del prigioniero, che noi pubblichiamo non pure per dare sfogo ali1 animo esulcerato di un infelice, ma altresì per avere occasione a ricordare per la prima volta (e non sarà l'ultima certamente) al capitano de1 carabinieri della nostra provincia, ammesso gli sia caduto dalla memoria, che i tempi de1 codardi oltraggi su uomini, siano pure c >l, e voli,' sono omii finiti e per sempre. Le lagnanze del Cavarocchi non sono, pur troppo, isolate; anc'ie l'altro ieri nelle nostre Assisie un avvocato ebbe a deplorare con solenni parole i modi efferati di alcuni carabinieri sugi' imputati. A che siamo arrivati ? Vorrebbe forse il sig. Capitano farci ridesiderare gli sgherri dei passati governi ?
    Ma no, per Dio, noi non dovremo giungere sino a questo, e, se anche ciò ci fosse dato di vedere, sappiano tutti che la nostra voce non verrà mai meno al suo
    cerazione, e de1 tormenti patiti; ed ora dirò loro che di questi maledetti ferri si fa troppo abuso nella nostra disgraziata Provincia, non ostante il freno dei Tribunali, che non ha guari condannavano du.e Carabinieri i quali macellarono un individuo in Mosciano, sol perchè richiamava le quaglie di notte tempo!!!..
    Dirò pure, che in Notaresco un tale Durante per l'esercizio di un preteso dritto volendo recidere una querciottola su di un comune terreno, due Carabinieri non accompagnati da usciere, nè in virtù di alcuna sen-' lenza o ordinanza gli corrono dietro, gli tirano diversi colpi di revolver, e preselo al fine, lo strascinano nella solita Camera di Sicurezza alias spelonca del S. Ufficio, e quivi lo riducono mostruoso a segno da far pietà, siccome fu veduto diversi giorni dopo nel carcere Mandamentale, avendo il volto gonfio, le lividure sulle gole, il sangue aggrumilo negli occhi, storpio e traballante, mentre qual corriere fìdatissimo sapeva fare 30 chilometri al giorno 1 Cosa è mai, si£. Direttore, questa ferocia? I nemici dell' attuale ordine di cose sogghignano in faccia ai liberali, e questi si macerano t'anima Dell'assistere a tali scene di orrore, dopo aver congiurato, combattuto e sparso il sangue loro per la libertà, ridotta a servaggio e schia vitù brutale I
    Qui per ora fò punto, e tornerò sull'argomento, facendo appello al quarto potere dello Stato, qual'è la nobile stampa indipendente, garentita dallo Statuto, onde sia bandita, per sempre questa vergogna terri-bils della Società.
    Con altra mia rivelerò il mov^nt» dollfl
    punto quando erano minacciati nei loro sessi ecclesiastici, per eccitare i fedeli, vano che non al Papa, ma al Bealo Pietro*, toglievano i possessi. Nihil sub sole novi.
    Aggiunge lo stesso g'ornale che le ntfrhfa non trovando sfogo in paese, si lasciano a balia (?!) di un giornale lontano. Mi udrebbe la voglia di domandare allo scrittore dell' articolo: Avete mai perduto di vista si Campanile di S. Giustino? 0 nelle vostre cognizioni geografiche il Corriere Abruzzese di Teramo equivale alla Gazzetta di Pekino? Risponda Lei, on. Direttore, che al suo giornale ha dato nome e intendimenti abruzzesi.
    10 non seguirò il giornale nelle sue invettive. Un partigiano del Bertini che accusa gli altri di partigianesimo I È concessibile tale audacia? E dirò coli' antico poeta: Chi può tollerare i Gracchi deploranti la sedizione?
    11 focoso articolista promette infine che in appresso prenderà il diavolo per le corna. Bah! egli nello scrivere s'è riscaldato tanto da ritenersi in ultimo per un eroe della Tavola Rotonda. Mais pas trop de zele. E se egli avesse veramente il coraggio d'afferrare il diavolo, ebbene!... egli J" ha in casa, e per lo meno i»' ufficio.
     Da un' altra lettera di Chieti ad nostro amico in data 12 volgente, stralciai quanto segue:
    In pochi giorni abbiamo avuto tre vitti®* (lo credereste?) due cioè di Roccamorice, fratelli De Angells (1' uno dei quali era daco tanto favorito dal Berlini) accoltellati & un tale del luogo, che per patite vessasi^ non ne poteva più; ed un terzo omicidio neW Stazione di Chieti pvr motivi di gelosia. $ ùn quarto fatto è veramente specioso ed
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    nostre Assisie un avvocato ebbe a deplo- , rare con solenni parole i modi efferati di alcuni carabinieri sugi1 imputati. A che siamo arrivati ? Vorrebbe forse il sig. Capitano farci ridesideraré gli sgherri dei passati governi ì
    Ma no, per Dio, noi non dovremo giungere sino a questo, e, se anche ciò ci fosse dato di vedere, sappiano tutti che la nostra voca non verrà mai meno al suo sapremo dovere.
    Ecco senza più la lettera, del cui con-tenuto per altro non assumiamo alcuna responsabilità.
    Pregiatissimo Signor Direttore
    Attendeva che jj pori" della mia prigione si aprissero per correre difilalo innanzi all'unico palladio delle nostre libertà, che saldo ed incorrutibile si mantiene fra r marosi di una società corrotta. Esso è la magistratura verso cui son rivolti gli sguardi delle anime sconfortate,
    Ma le porte si aprirono non per riabbracciare Lmìei poveri figlie lamia moglie in alta gravidanza, sibbene per dare ad essi un addio ed essere trascinato culla febbre in Teramo, assicuralo dai cari ferri tra le minacce.ed i sarcasmi del nolo brigadiere, che Iddio l'aiuti nel rendiconto anche di quest'ultimo suo trionfo.
    Intanto chiederò, giacché qui fui portato , la visita di quattro medici sulle cicatrici lasciatemi dai ceppi della spagnuola Inquisizione; e siccome P illustre Camera di Consìglio per la seconda fiata riteneva inesistente il reato a me attribuito, cosi esporrò la seconda querela di arrestò arbitrario accompagnalo da sevizie e martori! Ho già diretto al Procuratore Centrale, al Colonnello de' Carabinieri e loro Generale, mantenitori severi delle militari discipline, il racconto esatto della mia doppia Car-
    s:stere a lan scene cri orrore, uupu aver congiuralo, combattuto e sparso il sangue loro per la libertà, ridotta a servaggio e schiavitù brutale I
    Qui per vra fò puivlo, e tornerò sull'argo me nton facendo appello al quarto potere dello Stato, qual' è la nobile stampa indipendente, garentita dallo Statuto, onde sia bandita per sempre questa vergogna lepri bils della Società.
    Con altra mia rivelerò il movente delle patite carcerazioni, giacché effetti senza causa non esistono in natura.
    Dal carcere 10 febbraio 1876.
    Il prigioniero Giuseppe Cavaioccbi
    Cronaca Abruzzese
    Chieti  L' autore d*tle Lettere teatine ci scrive in data 10 corrente:
    Non prima di oggi ho avuto notizia dell'articolo pubblicatoT nel Nicate del 3 corrente a proposilo delle Lettere teatine, a cui Lei, on. Direttore, ha conceduto sì cortese ospitalità. Chi poteva imaginare ch° il Nieate così prontamente avrebbe consecrat) un articolo di fondo ad una breve corrispondenza gittata lì nella 3.a pagina del suo giornale? Ma ha ragione il proverbio inglese: Speak of the devil, and yon are sure to see it's tail (parlate del diavolo e ne vedrete subito spuntare la coda).
    Il Nicate m' accusa di fare una storia ad usum Delphini. L' articolista dimentica che la storia ad usum Delphini non può esser fatta che da chi è stipendiato a ciò, e ben lo sa egli, a cui probabilmente sono dischiusi i pascoli del parco prefettizio.
    Lo stesso scrittore dice che reco onta immeritata alla città di Chieti, mentre non parlo che del Prefello. Non è singolare questa pretina confusione del Prefetto colla città di Chieti? E dico pretina confusione, perchè i Papi ap-
    nostro amico in data \z voigune, ^"iwaiiio quanto segue:
    In pochi giorni abbiamo avuto tre vittime (lo credereste?) due cioè di Roccamorice, i due fratelli De Angells (P uno dei quali era sindaco tanto favorito dal Berlini) accoltellati da un tale del luogo, che per patite vessazioni non ne poteva più; ed un terzo omicidio nel\* Stazione di Chieti p*r motivi di gelosia. Ma un quarto fatto è veramente specioso ed eccita tuttora l'ilarità di quasi tutte- le donnina Una povera vedova s' era data eorpo ed anima al giovine cafettiere di S. Anna, il quale dopo averla disonorata ed impoverita dispo-nevasi ad abbandonarla per passare a piò teneri amori. Or che ti fà la scaltra vadovelli? Accarezza lo sconsigliato giovine e lo ìndoce a passare con lei un' ultima notte; sì che falla una allegra cenelta e andati a letto, il giovine si addormenta e russa. Ma non dorme nè russa la vedovella, che, tolto di sotto al (guanciale un certo arnese da taglio bene affilalo, afferra al- mal capitato ciò che tacere è bello e, tract, effettua il cruento sequestro! Ne volete di più ?....
    Aquila. Nella decorsa settimana hi Commissione di vigilanza compiva una 'diligente ispezione nelle scuole elementari. Sappiamo che la stessa rimase in generale soddisfatta del profitto degli alunni in questi primi tre mesi dell' anno scolastico; giacché se ebbe a trovarne alcuni i quali sembrano negati allo apprendere, riscontrò in moltissimi attitudine, volontà, e progresso da far predire di loro le cose più liete.
    Siamo in debito quindi di una sincra parola di lode al Direttore Sig. Micarelli ed «i maestri pel risultato della suddetta ispez-one, e li confortiamo a perseverare nella santa missione loro affidata.
     Nelle ore pomeridiane di Mercoledì (*) facea ingresso in città il nuovo arcivescovo»