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POLITICO-LETTERARIO
TESsce il Mercoledì e il ISalDat-o IIST TERAMO
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Aon si restituiscono t manoscritti.
Y\\ puii'o grave
! giornali si bisticciano intorno al program ma del Ministero, rivendicandone la proprietà ai diversi partiti, sotto la cui bandiera campeggiano. Ammiriamo , abilità di questo armeggiare, ma confessi amo che ci sembra poco degno di uomini gravi il disputare così acremente sui programmi. Il nodo della quistiorie non è lì. Le parole sono femmine, dice un proverbio indiano, e i fatti maschi. Ed Eschine accusando Demostene disse: le parole sono beile, ma i fatti brutti. Nè conosciamo più bel parlatore, nè più sapiente orditore di programmi dell1 on. Minghetti: ma chi giurerebbe nelle sue parole ? La sottile malizia di Talleyrand è più praticata, che confessata dagli uomini.
L'on. presidente del Consiglio ha detto: i dobbiamo reintegrare la sincerità de-
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ci tori, tuorchè d' essere ingenerosi coi vinti!
Se pertanto il Ministero, senza impacciarsi gran che di riforme politiche amministrative e tributarie, ricscirà a reintegrare un po' di fede nelle istituzioni e nelle leggi; a separare la politica dall'amministrazione; a ristabilire la mutua confidenza tra il governo e le popolazioni; a purgare gli animi dalla ruggine degli odi di parte, che ne rode il vigore; a temperare con opportuni esempi lo zelo di fun-I zionari fanatici; a fare insomma il van-I faggio della nazione e non più l'interesse di una setta; farà sempre una politica , propria, utile e dignitosa: poiché per differenziarsi dal Cantelli e dai suoi prefetti nei modi di governare lo Stato, non si richiede davvero un' alta sapienza, bastando in quella vece un po' di senso comune di galateo e di probità politica. 1
agognata per ben sedici anni da tutti gì1 italiani, vale a diro lo stabile assetto delle tìnan-ze dello Stato.
Nella seconda ipotesi non camberebbero certamente in meglio le cose per la sostituzione di una nuova tassa a quella del macinato, già esistente ed in piena riscossione ; che anzi peggioreremmo condizione, obbligati, come saremmo, a soffrire tufcf i fastidi e le spese d' impianto, che seco arreca I' introduzione di ogni tassa per V insito carattere della novità. Esclusa così la possibilità dell'abolizione, tino a che, almeno, non rifulgeranno giorni più sereni per le finanze, italiane, non rimarrebbe altro a fare, secondo l'onorevole Ferrara, fuorché mantenere la lassa del macinato sulle basi attuali. Partito quanto più assoluto, altrettanto odioso !
Nelle precedenti mio lettere ho esposto che In determinazione delle quote medie dalle quali poi si desume e definisce la tassa dei
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ti umiiv. uè pm sapiente orditore di pro-I fmm-nm dell' on. Minghetti : ma chi giurerebbe nelle sue parole ? La sottile malizia di Tallevrand è più praticata, che , confessata dagli uomini.
L' 011. presidente del Consiglio ha detto: noi dobbiamo reintegrare la sincerità degli ordini rappresentativi, e non patiremo ¦ che un partito governi per noi.
E qui sta il nodo delia matassa: tutto il resto importa poco almeno per ora.
Poiché (che varrebbe oramai il dissimularlo?) dopo il gran torneo dell1 8 novembre, che porse la misura della pubblica indignazione avverso la politica prevalente, P Italia (a giudicarne almeno da questa provincia) fu data in balìa di pochi I oligarchi, non d! altro cupidi che di con-\ satidare la vittoria. Bisogna scendere dalle i olimpiche cime, e mescolarsi col popolo, f e vivere della sua vita, e patire con esso f per misurarne i patimenti. Terribile di-1 lemma! 0 entrare nella sinagoga, lasciando alla porta il libero arbitrio e la dignità umana, o soccombere sotto un cumulo d* insidie e di oltraggi senza fine. Nò c'era i altezza d^ ingegno, nò dignità di vita, nò eccellenza di servigi resi, che bastassero a salvarti. Noi vedemmo i migliori uomini della nostra provincia, percossi nei sentimenti più cari : espulsi benché degnissimi dà pubblici uffizi: fatti ludibrio di briachi avversari: soggetti alle più crudeli vessazioni^ sottoposti ai più impudenti giudizi: vedemmo insomma fare e patire turpitudini nuove, e se non più laide, certo non meno ributtanti delle vecchie. Nò si gridi all'esagerazione.' noi potremmo ad uno ad uno sciogliere i fili di questo bruttissimo ordito; e se noi facciamo, è perchè non vogliamo rinfrescare dolori recenti, di cui volentieri, se fosse In nostra balìa, sper-4m mmo In memoria. Gentiluomini innanzi tuUo e devoti al luogo natio, non ci imi giammai delle intemperanze, eh** pei «ierono i nostri avversari c rovi-tmm>m ti fiacre. Tutto ò permesso ai vin-
I ui una setta; farà sempre una politica propria, utile e dignitosa: poiché per differenziarsi dal Cantelli e dai suoi prefetti nei modi di governare lo Stato, non si richiede davvero un' alta sapienza, bastando in quella vece un po' di senso comune di galateo e di probità politica.
LETTERE AL DIRETTORE DSL CORRIERE ABRUZZESE
V.
L1 onorevole deputato il Parlamento signor Francesco Ferrara, uno dei pift insigni economisti d' Italia, chiudeva le sue dotte con-derazioni sulla tassa del macinato, pubblicate per le slampe nel 1871, con queste parole « sit «ti est, aul non sit »; ed esplicandone i concetti fondamentali in una professione di fede, dichiarava che la tassa, avviata com'era in queir epoca sulle basi dell'attuale sistema, fosse inappuntabile; che ogni riforma, con cui si e-scludesse il metodo del riscontro meccanico, sarebbe inutile ed anzi perniciosa: che fino a quando il coniatore non sarà sostituito da uu pesatore, la tassa del macinato non ammette alcun mezzo termine.
Esamino brèvemente il dilemma posto dall' onorevole Ferrara tra , abolizione della tassa del macinnto, o il mantenerla lale qual' è, dopo P esclusione eh' egli fa in modo assoluto di ogni altro sistema a ben regolarla, che non sia quello attuale.
A dir vero, non oserei sperare che nelle presenti angustie finanziarie d\Italia potesse abolirsi la tassa sul macinato, senza che una scossa sensibilissima ne risentisse il bilancio dello Slato, o quanto meno, senza che un'altra lassa, forse anche più gravosa, ci piombasse sugli omeri in surrogazione di quella. Nel primo caso, mancali i proventi che oggi la lassa sul macinalo versa nelle casse del pubblico Erario, ci allontaneremmo semprepiù dalla mela
reni por le finanze italiane, non rimarrebbe allro a fare, secondo l'onorevole Ferrara, fuorché mantenere la lassa del macinato, sulle basi attuali. Partilo quanto più assoluto., altrettanto odioso !
Nelle precedenti mie lettere ho esposi» che la determinazione delle quote medie dallo quali poi si desume e definisce la tassa dei mulini, ha per sostrato 1' arbitrio, cementalo dall' ingiust zia. E quando un sistema, come quello che oggi regola la tassa sul macinato (unico per 1' onorevole Ferrara) rende impossibile 1' equa applicazione della legge; quando a puntellarne V esistenza, il disordine che ne consegue, le angherie che si fanno, ed ogni specie di sopruso che si commette, cangiandosi per molti in titoli di benemerenza, assumono r aspetto dell' ordine, della giustizia, e del dovere ; questo sistema, cui la coscienza dell' universale si è ribellata con giusla indignazione, avendo già fatto il suo tempo, non ha più ragione di esistere,
LETTERE TEATINE Chieti 31 marzo 1876. V.
Sin dalla mia prima lettera ho detto «he dal 60 in poi nella Provincia di Chieli s'era compiuto un gran rivolgimento economico e morale. Accennai al commercio sviluppato, alla viabilità accresciuta, ed avrei potuto dire di molli istituti di carità pubblica e di soccorso tra gli operai, di scuole maschili e femminili, di ospedali fondati. Ma il mio scopo non era di esaurire quesla materia e dare un quadro completo delle condizioni attuali della Provincia stessa; il mio scopo più modesto e limitato era di mostrare se gli amministratori della provincia e dei comuni erano ispirati dall' amore del bene pubblico e della giustizia imparziale, cho si richiedo perche lo stato e
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