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loro noleggiata, e basterà solo il dirvi che nella pubblica udienza della Protura di Giulianova osò, violando la santità delle coscienze, attaccar i' onoratezza di notabili cittadini, sol perchè non si erano come lui abassati a private vendette.
Qualcuno " dei cittadini offési si sollevò in un giusto risentimento, e reclamò dal Capitano che volesse allontanare un Maresciallo, che era una sfida continuata ad alcuni notabili cittadini. Ebbene, cosa fece* il Peracchi ? Aggiunse sfida a sfida; qualificò querimonia di piazza i reclami di onorati cittadini: e ritenne che non poteva sagrificarsi il prestigio di un carabiniere alle loro esigenze"
Fortuna che in più alta sede fu trovata quella giustizia, che invano poteva attendersi dal Peracchi.
Ho voluto denunciarvi questi arbitrii ora che un èra novella sembra aperta ai cittadini : Dio voglia che il nuovo Ministero inalberando la bandiera della legalità sappia ispirare fiducia ai cittadini col fare che la legge non sia calpestata da quelli che dovrebbero farla eseguire. Guai se anche oggi la sfiducia invadesse l'animo loro, perchè li vedremmo invocare a sostegno dei loro dritti la privata autorità e smarrirsi nei vortici dell1 anarchia.
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Esposti gì1 inconvenienti dell1 attuale sistema di riscossione della tassa, converrebbe entrare nell' esame minuto del disegno di legge ru-nnnstn (Ul Si*?. Oichetti. Ma la sua chiarezza
to, ricchi e poveri, riuscirebbe ingiusto; la seconda che tutti i proletarii, o capite censi, sfuggirebbero air imposta.
La prima di queste considerazioni cade dinanzi al fatto presente. Col sistema attuale tutti, ricchi e poveri, pagano egualmente, anzi i più poveri, il cui nutrimento principale è il pane, pagano di più; senza che abbiano agio di rifarsene sull1 aumento dei salarii, come crede il Ferrara, attesa la scarsezza del lavoro. Qol sistema proposto da Cichetti, i poveri non pagano nulla, ed i ricchi per loro. Se altra ragione non vi fosse, questa sola basterebbe per dare la preferenza a tale sistema.
Certo più grave è la seconda considerazione, ma neanche essa è tale da indurci a ripudiare il nuovo modo proposto. Si comprende agevolmente che ove la tassa, cessando dal colpire il prodotto, colpisse direttamente l1 agente produttivo, i proletarii, questi derelitti della fortuna, sfuggirebbero all' imposta: ma sarebbe poi questo un danno tanto grave? Niuno al mondo deve possodere il soverchio finché tutti non abbiano il necessario alla vita, se si vuole spegnere il fuoco latente nelle visceri sociali, e impedire quando che sia un terribile incendio. Oltre a ciò ogni istituzione umana ha i proprii inconvenienti; nè si è ancora trovata un'imposta che non ne presenti: tutto sta a pesarne1 il valore per appigliarsi ai minori e fuggire i maggiori; nè l1 amministrazione pubblica è altro che un continuo problema di massimi e di minimi. Ora, ammesso pure che il sistema proposto offendesse il principio dell1 aritmetica eguaglianza nella distribuzione della lassa, (al quale per altro noi non crediamo) non ne salverebbe per'avventura altri di assai maggiore importanza, come a dire
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tranno mai essere accusati di cercare novità pericolose quelli che vanno in trutk j di sistemi più semplici, senza diminuire if^r> I dotto utile dell' imposta?
, Non vale illudersi di vantaggio: la mskii 1 attuale è inferma, e il secreto della sua -n*- I rigione non consiste che nel sollevare le eos- I dizioni delle classi operaie per aumeatare u I produzione, e con essa la ricchezza pubblici. I Anche in questo il pensiero tedesco precorre I alla civiltà del mondo; nè Bisinaik ha te- I mulo di stabilire in Prussia l1 imposta prò- I gressiva, che non solo non oppresse, eoa? si temeva, l'operosità produttiva, ma rac- I crebbe, riabilitando le classi lav oramci. 0 s- ¦ nimando una nobile gara tra il capitale «fi il lavoro: temeremo noi dunque in Italia di E rifondere sulle spalle dei ricchi ciò che i po- I veri non possono e non devono pagare? Forse I che non bastano a carico delle plebi urbai» I i dazii di consumo, che ne rodono il mi- I dolio?
Ma io non voglio addentrarmi di vantaci gio in cosi ardue disquisizioni, e lasciaste I il carico agli uomini di Stato, e principi mente agli attuali ministri,- cbe sono venati! innanzi sollevati appunto sugli scudi dai a»* I contenti della tassa sul macinato, aggiufl?91 senza più il testo della proposta di'IegéM chiedendo veni& all' insigne avvocato Ciete^», se non ho adeguatamente illustralo il **I pensiero.
Ringrazio intanto la sua gentilezza, Direttore, della ospitalità che ha acci*»4 a queste mie lettere il suo simpatico
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e la prego di credere alla mia ,
micizia.
Suo Devotissimi
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IL MACINATO
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VI.
Esposti gl'inconvenienti dell'attuale sistema di riscossione della tassa, converrebbe entrare nell' esame minuto del disegno di legge proposto dal Sig. Cichelti. Ma la sua chiarezza e semplicità mi dispensano dal farlo. Esso traduce il dazio sul macinato in una specie di testatico, che colpirebbe tutti gli abitanti dello Stato dai quattro anni in su. Non è un pensiero nuovo, e sarebbe anzi un ritorno mulatis mutandis ai vecchi ruoli transattivi.
Due massime opposizioni possono sollevarsi avverso di esso: la prima che, gravando viri-tim indistintamente tutti gli abitanti dello Sta
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LA GROTTA DEGLI SPETTRI
LEGGENDA ABRUZZESE
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BATTISTA DE LUCA
E così 1* un' ombra parla all'altra. «Orsù li desta, mia Leila; non è quello il luogo, nè questa 1' ora di (dormire.... Tu non rispondi.... Oh che! sei meco corrucciata ? - È vero, io lardai a tornare fra le lue braccia e ben bo meritato del tuo corruccio. Illa tu mi perdonerai, o Lena ! Sei lanto buona tu.... Or su, ti desta.... »
E in così dire, strinse vieppiù forte al seno il corpo esanime della fanciulla.
A quella stretta, che ben si può appellare convulsiva, il biondo capo della fanciulla, che era inclinato sull'omero sinistro, volse bruscamente a destra - quasi avesse voluto risponder di no alla dimanda, e nel fare quell'incomposto movimenta, sfiorò col suo fronte gelido le labbra ardenti del cavaliere. *
Al c'ue, questi si senti serpeggiare per 1' ossa un freddo brivido di terrore, che lo avverti della lugubre realtà» e presa Iùsìq da letale delirio, seguitò con voce funerea ad e*£lamirg:
« Hai ragione, povera Lena, di non volerti desiare, poi
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nori e fuggire i maggiori; nè 1' amministrazione pubblica è altro che un continuo problema di massimi e di minimi. Ora, ammesso pure che il sistema proposto offendesse il principio dell' aritmetica eguaglianza nella distribuzione della lassa, (al quale per altro noi non crediamo) non ne salverebbe per avventura altri di assai maggiore importanza, come a dire il principio di proprietà e di libertà dell'industria, che sono confiscati dal sistema attuale, risparmiando eziandio le farine?
Senza dubbio, se il contatore meccanico, numerando i giri, accertasse la quantità effettiva del cereale macinato, distinguendone altresì la qualità, si farebbe perdonare molte altre colpe; ma quando questo non si ottiene, e ci turbano d' altra parte cosi fieramente altri principi! non meno sacri ed elevati, po-
chè io tardai, ahimè tardai troppo; e tu mi vuoi rimproverare della mia tardanza, lassù dinanzi al Signore.... Ebbene: andiam laasù dinanzi al Signore /.... »
E ciò detto, stringendo tempre più al seno 1' amalo corpo della morta fanciulla, si gettò dall' alto della Grotta nel profondo dell' abisso.
La luna, che già da due ore rischiarava le tenebre della fredda notte, iniettandosi d' un sinistro color di sangue, illuminò funereamente due corpi roteanlisi nello spazio, mentre il torvo gracchiare d'un corvo, che in queir istante passava con volo grave, rasentando il limitare della Grotta ne accompagnava il cupo tonfo giù nelle nere onde ,del velocissimo Rozza. Le quali rapidamente squarciatesi, si richiusero più rapidamente, mostrandosi nella superficie chiazzate
d'un sangue vermiglio......
Allora dal profondo, miste al monotono mormorare del torrente, s' udirono salire queste grida:
« Lubrico squallido, ripido è l'abisso; torbido, labile, rapido è il torrente, qual'è lubrico, squallido, ripido il sentiero della vita, qual fu torbido, labile," rapido il nostro a-morel »
Tu vuoi saper®, o fanciulla, dove e quando io abbia appreso questa triste istoria e mi domandi s'io abbia mai visto la Grotta degli Spettri, che sorge sulla vetta del patrio Mon-tecorno.
In verità non ricordo dove o quando la mi sia stata narrata: solo ini sovvengo, che esiste nella mia mente da un tempo
chiedendo veni* all' insigne avvocato Cichc^ se non ho adeguatamente illustralo il su(( pensiero.
Ringrazio intanto la sua gentilezza, signor Direttore, della ospitalità che ha accordalo a queste mie lettere il suo simpatico Corriere, I e la prego di credere alla mia costante a-micizia.
Suo Devotissimo Girolamo de Angklis Civico
I domali vendati
o
11 ministro dell' interno revocava con telegramma la concessione-delle inserzioni ufficiali ad un giornale dell' Emilia. La Nattone di Firenze, di cui tutti sanno la moderazione che mantiene ne' suoi giudizi, ha pubblicalo in proposito un articolo, del quale i redal-
lontano, lontano, insieme ad Un' altra istoria ancor più triste... la qual» non io mai li narrerò, [juicliè tratta di persona clic
amai tanto e mi tradì!.....,
Ben ho visto però la Grotta degli Spettri, e molte ali» grotte... del tulio a quella simigliami. Se non che, mentre I'una rallrovasi sulla velia del nevoso Monlecorno, Le altra rattrovansi nei petti itegli uomini, poiché ogni uomo ha o» pollo e dentro queslo un non so elio d'inesplorabile, che chiamano cuore, e che altro non è, se non una gelida grotta scavata o sovrapposta a granitico masso, nella quale- si racchiudono gli artigli rapaci dell'avolloio, i so^zi, carnivorii-stinti del corvo, la spaventosa fatuità delle larve.
A questa grotta fatale, allietala sovente dall'attraente spetto d' un panorama ingannatore nel giorno e da) seducente chiarore d' una luna seduttrice la notte, accorrono fidenti gl'inesperti..... ed, ahi miseri.' cadono ben presto vittimo degli
agguati, che loro tende il volubile »ovrano abitatore di quella ed al quale dànuo il terribile nome di Amore!
Se pur ti è cara la vita, fuggi, fanciulla mia, faggi né vederla mai cotesta circea Grotta, nè li fidar mai alla sita romantica parvenza, poiché ricordati sempre: che essa si a -pre a picco sull' abisso e che racchiude in »è gli artigli ri-paci dell'avolioio, i sozzi, carnivori istinti del corvo, la spaventosa fatuità delle larve. E addio/
Fine
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