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Anno IX.
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Sabato 22 Aprile 1876
IV. 33
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POLITICO-LETTERARIO
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La politica della settimana
1 sempre la questione ,, Oriente! La nota éì Andrassy di tre mesi fa, non produsse al-'" un giovamento a quell'eterno malato. Le potenze .nulla possonola Turchia non ha inlen-l one nè forza di attuare le consigliate riforme: gl'insorti non vogliono saperne di quietarsi, anzi pare che siano più forti di prima. Infatti un telegramma da Ragusa annuncia che 700 turchi, leu landò di sbloccare Grahovo nella Bosnia, furono posti in fuga dai capi degl'insorti Ùzelaz e Babich. Un telegramma del 17 (fonte ufficiale) annunciava la partenza di Mou-" chtar pascià con 17 battaglioni per vettovagliare Nilksin. Ma un altro posteriore da Cet-tigne al Tempo di Venezia dà come positiva Ja sconfitta di lui in parecchi combattimenti, Noi staremo in guardia nel credere alle vit-
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Le Opere pie i.
Dopo una minuta inchiesta ordinata dal caduto Ministero sulle Opere pie del regno, la stampa italiana di ogni colore si è venata occupando delle medesime, ma non ci pare di aver visto finora chi colpisse nel sogno,
E1 verissimo che la Beneficenza pubblica in Italia non produce oggi giorno quei risultati che si proposero i fondatori, ma quali ne sono i motivi? quali i rimedi? Su di ciò vogliamo un poco intrattenerci; ma prima di tutto è uopo si sappia la condizione in cui furono posti gl'impiegati di questo ramo nell1 Italia meridionale.
Qui la Beneficenza pubblica ora sorvegliata e tutelata dai Consigli degli o-spizi, composti d' ordinario per ogni capo luogo di provincia dai più autorevoli del paese, e preseduti dagl' intendenti. Questi
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minori mezzi produttivi, alle stesse gravezze nazionali ?
Questo primo errore condusse il governo ad altri più madornali ed obrobriosi. Avvegnaché per ottenere, più prestamente che fosse possibile, la totale estinzione del bisogno, si stabilirono norme e massime circa il personale dei già Consigli degli ospizi (surrogati dalle Deputazioni provinciali) che onorerebbero i ministri di Totila o di Alarico. Si ordinò in prima che esso fosse ristretto al vero necessario, eliminandone i meno idonei: che gl'impiegati rimasti fossero parificati secondo il loro grado e classe agf impiegati di prefettura: che in fine venendo essi a mancar dal servizio, fossero sostituiti dagl1 impiegati di prefettura.
Queste furono le parole, ma i fatti non seguirono conformi. Valgano alcuni esempi. Un Consiglio provinciale conferisce ad un segretario o vice-segretario la prima classe; ed eccoti un sovrano decreto, che
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jume ufficiale) annunciava la partenza di Mou-" chlar pascià con 17 battaglioni per vettovagliare Nilksin. Ma un altro posteriore da Cet-tigne al Tempo di Venezia dà come positiva la sconfitta di lui in parecchi combattimenti, Noi staremo in guardia nel credere alle vittorie decantate alternativamente dalle due parti, rè daremo maggiore importanza di quella che merita, ali1 insurrezione. Ma chi vorrà negare che il cielo della penisola balcanica è carico di nubi foriere di prossima tempesta?
In Francia si continua il lavoro elettorale e la verifica dei poteri. Intanto la grande nalion annuncia al mondo, che Parigi accoglierà tra le sue mura nel maggio 1878 un'esposizione universale degna di rivaleggiare con quella del 67. E ciò dopo una guerra disastrosa, dopo cinque miliardi ic oro pagati allo straniero! La Francia ha certamente delle immense risorse, le quali le permettono di vincere nei commerci e nelle industrie lo stesso vincitore nei campi di battaglia.
La Spagna spera di vedére stabilita la libertà religiosa, e aboliti i fueros nelle provincie meridionali.
Anche in Italia, come testé in Francia, il Ministero ha creduto necessario di fare un largo movimento nelle prefetture. Furono traslocati 27 prefetti, 11 nuovi dominati, o richiamali, ed 11 tra dispensati dal servizio e collocati a riposo. Nelle prefetture così dette politiche furono mandati a Torino il com. Bar-goni, a Milano Bardessono di Nigras, a Bologna il deputato Gravina, a Roma Caracciolo di Bella, a Napoli il com. Mayr, a Palermo il com. lini.
Riguardo al nostro ministro a Parigi pare rf.* I* cose siano assodale. La campagna a-j*rla da qualche foglio ministeriale non avrà
orj conseguenze. ,
1(1 ij ,,i vugnamo un poco intrattenerci; ma prima di tutto è uopo si sappia la condizione in cui furono posti gl'impiegati di questo ramo nell' Italia meridionale.
Qui la Beneficenza pubblica ora sorvegliata e tutelata dai Consigli degli o-spizi, composti d' ordinario per ogni capo , luogo di provincia dai più autorévoli c,el paese, e preseduti dagl'intendenti. Questi Consigli proponevano al governo il loro segretario ed impiegati, che venivano po^ scia nominati dal governo istesso. Gl'impiegati erano pagali sopra un ratizzo, oggi contributo, a carico di tutte le Opere pie della provincia, il quale ratizzo veniva ri^ scosso dal tesoriere dei cennati Consigli.
Anche le Opere pio del Piemonte era-, no obbligate a pagare un contributo annuo pel personale preposto dal governo alla loro tutela, con la sola differenza che invece di versarsi ad un tesoriere speciale, si riscuoteva dallo Stato, ari;. 17 della legge 20 novembre 1859, e 51 del rela-, tivo regolamento.
Venne la legge 3 agosto 1862 di u-nificazione sulla sorveglianza e tutela delle Opere pie, e nell' art. 34 stabilì per le provincie meridionali, che i ratizzi avessero a cessare nel 1865, e che i Consigli provinciali dovessero determinare i modi, coi quali provvedere agli oneri sostenuti dai ratini medesimi.
In seguito di discordi deliberazioni dei 1 Consigli provinciali, fu promulgato il ferreo decreto 20 agosto 1864, comedi regolamento al connato art. 34 della legge.
Udite il tenore di questo atto sovrano.
Si conferma la continuazione del pagamento del contributo in diverse provincie, compresa la nostra, colla clausola però che dovesse andare diminuendo di mano in mano a misura che cessasse il bisogno. Nacque da questo che le Opere pie dell' alta Italia vennero subito discaricate, mentre le nostre continuarono a pagare. Perchè tale differenza di trattamento? Sono veramente i meridionali gl'iloti d'Italia ? 0 non concorrono essi, con
il loro grado e classe agi' impiegati di prefettura: che in fine venendo essi a mancar dal servigio, fossero sostituiti dagl' impiegati di prefettura.
Queste furono le. parole, ma i fatti non seguirono conformi. Valgano alcuni esempi. Un Consiglio provinciale conferisce ad un segretario o vice-segretario la prima classe ; ed eccoti un sovrano decreto, che annulla il provvedimento e li riporta senza alcuna rag one alla seconda! Cessato dall'* impiego un segretario o sotto segretario, e nominatovi rial ripetuto Consiglio l'impiegato immediatamente inferiore, perchè reputato idoneo, onesto e laborioso; nossignore, si emana subito un nuovo speciale decreto sovrano, che mummifica T impiegato subalterno, malgrado il suo merito, perchè il posto vacante deve esser occupato da un impiegato di prefettura. Furono sempre inutili i reclami, i voti, le ragioni di ogni specie esposte. Fu inutile P osservare che la mente del decreto del 1864 era di occupare col personale di prefettura il posato di risulta, dopo dato luogo alle meritate promozioni.
Accertatisi, dopo qualche .tempo, gli impiegati dei fieri propositi governativi, e fiduciosi nell' efficacia delle istituzioni, ricorsero più volte con ragionate istanze al Parlamento nazionale; ma non ne ebbero che buone parole, perchè la Destra non ebbe mai cuore (e fu una delle sue colpe gravissime) di frenare gli abusi del governo. Così sono scorsi tre lustri da che vecchi impiegati ed onestissimi giovani, illusi dalle ingannevoli apparenze, liberali del governq^, contra lo spirito della legge e la volontà dei prefetti e dei Consigli provinciali, si son visti annegati in una morta gora, senza altra colpa al mondo che di appartenere a questa Italia meridionale, che pure è tanta e sì nobil parte del nuovo reame!
Vedremo in seguito qual triste potere esercitò sull'andamento del servigio questa inqualificabile condotta del governo.
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