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VII. Servio, Festo e Varrone ripetono molte voci dal sabino, dall'osco e dall'etrusco, e perciò distinguono queste lingue dalla lingua aborigena e latina recente. È vero, che Varrone nulla conoscevasi di osco ed etrusco, secondo il Niebuhr, il quale nel 1.1 della sua storia romana dice: Varrone avea sovente avuta occasione di riportarsi agli antichi tempi d'Italia ; vien molto citato in tali materie ; ma sotto tal rapporto la perdita de' suoi scritti non è considerabile , checché ne sia del merito delle notizie, che ci dà su' costumi de' Romani ; egli non intendea l'etrusco , è dubbio se comprendesse l'osco, e non sembra aver supplito altrimenti a ciò che gli mancava da questo lato. Quanto noi sappiamo delle sue indicazioni sull'antica storia d'Italia, è di poco valore, se n'eccettui quello, che ci dice sulle città primitive di coloro che chiàmano Aborigeni. Sovente è manifesto che tien dietro a Greci recenti e senza alcuna storica importanza, ed una volta ha prestato fede ad un manifesto impostore. E bene increscevole, che la sna autorità avesse ingannato Dionigi ed altri autori, ew Ma qualora Varrone non avesse avuto più sapienza italiana che Niebuhr tedesca superbia con una buona dose d'impostura, qualora la calunnia sfrontata di quest'oltramontano avesse un apparenza di vero, dovremmo più confermarci, che l'osco ed il latino eran cose diversissime; giacché Varrone, nato e vissuto in gran parte fra gli Osci, Varrone che ha scritto appositamente sulla origine delle voci latine, per ignorantissimo che fosse stato, può tenersi per giudice sulla identità o diversità delle antiche lingue d'Italia.
§.25. Ques te lingue anzi che essere tanti dialetti corrotti del latino, od essere una sola ed identica lingua, madre del latino e comune a tutti i popoli italiani, son da tenere per lingue distinte e formate con un metodo diverso. Ella lingua latina non fu madre né figlia di queste lingue, fu I formata in tempi recenti, quando appunto venne il bisogno di doversi formare
Se i prisci Latini usarono una lingua presso a poco simile a quella che si ha nelle Tavole Eugubine, quei de'tempi di Romolo fino a quando il rigoglio popolare prese a montare
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