PARTE PRIMA
CAPO I.
Indole generale della pronunzia Teramana e Trascrizioni.
Mettiamo per cappello a questo capitolo, quel che dice il Diez: « Non bisogna aspettarsi dai dialetti italiani una perfetta regolarità nelle leggi fonetiche » (i).
Delle cinque vocali, noi non pronunziamo toscanamente che due sole: l'J e l'U — Anzi l'I qualche volta, e sopratutto quando tiene il luogo del dittongo toscano IE, ha un suono quasi di I raddoppiato — come in Pitre per Pietro, Ghise per Chiesa, ecc. — Allora lo trascriverò così: I i, e vuoi dire che il suono dev'essere prolungato, e che quello della sillaba chi dev'essere schiacciato.
L'A ha due suoni — il primo toscano, ed allora resta intatto — il secondo è un suono intermedio fra l'A e l'E, e lo trascriverò così RL, o più brevemente a.
L'È ne ha tre — il primo normale e resta intatto — il secondo, direi così, doppio, cioè, di I e di E, .e lo trascriverò
(i) Op. cit. Tom. I, pag. 74.