— 38 —
È, è — il terzo come di JE di sopra, trascritto più brevemente cosi e.
L'O infine ha anch'esso tre suoni : O normale e resta intatto — O molto aperto, sì che sente insieme dell'O e del-l'A e sarà trascritto così : O, o — uo — trascritto così : O o.
Questi suoni prendono solo le vocali toniche; le atone si pronunziano toscanamente.
Delle consonanti la pronunzia è assai più corretta; anzi di eccezioni ai suoni toscani c'è solo che l'S diventa sibilante innanzi al T ed al D — ed alla sillaba Chi, ed innanzi a qualche vocale, come vedremo a suo luogo ; ed allora adotterò la
,>
sigla dell'Ascoli, S — Anche il C diventa sibilante, qualche volta, innanzi ad I — come Casce (cacio) — Camisce (camicia) — Sarà trascritto C.
Lo Z nostro, come il toscano, quando ha il punto sopra (Z) vuoi dire che ha il suono dolce; quando no, lo ha aspro.
Ma la qualità caratteristica, ed importantissima della nostra pronunzia, è non di far sentire quasi mai le vocali che sono dopo la tonica; non solo, ma nelle parole di quattro o più sillabe, di avere muta anche la seconda vocale protonica, quando la tonica è la terza vocale, p. es., Cacchgdùng — e di avere muta la terza protonica, quando la tonica è la quarta vocale, p. es., Arvuddecà.
Ci sono pochissime eccezioni a questa regola generale — Eccole: i nomi femminili ; se aggettivi, quando son seguiti dai sostantivi; se sostantivi, quando son seguiti dagli aggettivi o dai pronomi, fanno sentire l'A finale — non solo se la parola termini realmente in A — ma anche quando termini in altra vocale — p. es. Bella fé — Femmena bèlle — Fama nire (fame nera) — Mojja mi (moglie jnia) — I mascolini partecipano pure di quest'eccezione, quando sono aggettivi e dis-^ sillabi, e son seguiti dai sostantivi — p. es. Quanda chine, fquanti cani!).
Delle vocali postomene non finali si fanno sentire soltanto