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beto — La ha, La he, Lu ho, ecc. — Non si può chiamare iato, perché noi non abbiamo iato come vedremo appresso — Del resto i Latini avevano pur essi l'aspirazione; ed anzi esprimevano quest'aspirazione colPH (e perciò io ho adottato questo segno) — il quale, come dice Mario Vittorino : « Tro-fundo spirìtu, anhelis faucibus, exploso ore fundetur » (i).
Aggiungerò in ultimo, che mangiandoci noi, ossia pronunziando mutamente, tutte le vocali postoniche, e qualcuna delle protoniche, è naturale che appoggiamo molto sulle toniche, le quali allunghiamo assai nel pronunziarle, sicché si può dire che le trasciniamo da un suono al,'altro.
Diversissima, come ho detto, è la pronunzia nella nostra regione da un luogo all'altro. Se voi andate sulle rive dell'Adriatico sentirete l'U pronunziato quasi come l'I, l'I come l'È, e l'È pronunziato come l'à dell'Ascoli — ; — se sulle sponde del Vernano, troverete una fonetica ancora diversa — sentirete l'A quasi fatto O — l'O come l'È e spesso come l'OE del-VAscoli, e così nel resto FU fatto I, e l'I fatto U — E qui se volessi, potrei far ridere su quest'ultimo scambio di I in U e viceversa, narrando il curioso equivoco che facevano quei naturali, quando fu introdotto fra noi il nuovo sistema metrico.
Non so se io sia riuscito a dare una chiara idea dell'indole generale della nostra pronunzia ; ad ogni modo non ho saputo parlar meglio; e perciò passo al vocalismo.
CAPO II.
Vocali toniche. A
i° O lungo o breve, o in posizione o no, rimane intatto, come in quasi tutti i dialetti del mezzogiorno — Prende il suono di ae, a, quando la parola è dissillaba, e la vocale non
(i) Cf. Diez. Op. cit. Tom. I, pag. 254.