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16. Naturalmente esso manca della forma doppia del pronome congiuntivo, il, lo, ecc. Esso ha solo lu, come ha solo me, te, ecc.
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17. Non occorre ripetere che je, essendo per noi la sola forma congiuntiva di a lui, a lei, a loro, 1' usiamo per tutti i generi e per tutff i numeri.
18. Usiamo ripetere le forme congiuntive : le, me, je, immediatamente dopo il pronome personale ; p. es. : Te I' aje dette a'tte - Je l'aie scritte a' hesse - Me l'ha dett' a' mme.
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19. Pel pronomen reverentiae, come lo chiama il Diez (i), noi siamo rimasti più latini dei toscani e diamo del tu a tutti, ed il vó, vuie (voi) non l'usiamo che pel plurale. L' ella poi ci è cosi contrario, che anche le persone colte debbono fare sforzi eroici per adusarvicisi. - Del toscano abbiamo poi solo il vossignoria, aferesizzato ed apocopato da noi in 'Ssigniri, ma anziché accompagnarlo col Voi o coli'Ella, l'uniamo col Tu ; p. es. Taje dett' ai! ssigniri - L'M fatte 'ssigniri. Non ripeto la singolare somiglianzà nostra in ciò col Valacco. I contadini qualche volta danno del Lorsignore anche ad una persona sola, ed è per loro pronome di grande riverenza ; p. es. Bongiórne a lar signore, gnore- potrò. Come i re e le persone pubbliche, che usano il Noi.
20. Pel pronome riflessivo abbiamo Me, te, ma non Sé. In suo luogo si usa Hesse colla prep. de ; p. es. Diceve fra de hesse -Nen ben^e che a hesse, ecc. - Se late da hesse (si loda da sé) ; e così neppure abbiamo, con lui, con lei, sostituiti pure da hesse. Noto qui un uso bizzarro del pron. Sé. Nel verbo Stare in sé, Sé si usa per me e te ; p. es. Stinghe'n %é, Sti'n %é.
21. Uno speciale uso del pronome possessivo, mi, tó, sa, è quando questo viene unito ad un nome qualificativo, ed allora il pronome passa al genitivo singolare o plurale, ed il nome resta al nominativo singolare; p. es. per dire: un amico.
(i) Ibid., pag. 50.