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Metodo di negazione.
18. Della particella negativa né, noi non ci serviamo, se non quando la negazione si ripete, e non già quando questa è unica ; per es. si dice : Nen buteve né parla né sentì — non già Menò, né se ne vuló fi — ma invece essa né — si scompone in — e nen — Menò e n' ^e ne vuló ji — (Venne e non volle andarsene).
19. Fra le negazioni manchiamo affatto di guarì.
20. Quando nella proposizione comparativa c'entra, la negazione, il nostro dialetto tende piuttosto ad invertirla e farla affermativa ; per es. quel passo del Macchiavelli che dice — Gli fu usata meno ingiuria dalla repubblica che non dal principe - noi tradurremmo - Je fice cchiù tturte lu princepe, che la re-pubbleche.
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21. Qualche volta, e sopratutto quando in mezzo della proposizione e' è l'avverbio ancora, noi facciamo a meno di qualunque particella negativa, restando per altro negativa la proposizione ; per es. - Ancore se vete de meni cullù — Ancora non
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si vede venire colui. In questo solo senso usiamo : Ancora.
22. Pare che manchiamo affatto delle seguenti espressioni atte a rinforzare la negazione - mica - punto — abbiamo sì, ninde. - Ne abbiamo eziandio delle nostre speciali - come benga; per es. Queste benga nò — che sarebbe quasi il toscano affatto - come sale, manghe sale ; per es. Nemmeriem-borie manghe sale - e quest' altre, ma rare, nu musge — na datocché - coi verbi stima - vale - cundà, ecc., e sarebbero il latino flocci, ed il toscano fico - Cullù ji nu stime manghe na sbajocche - Ne' mmale manghe nu mwzge.
23. Un' altra negazione noi abbiamo preso dalla lingua spa-gnuola ed è cose (cosa). Lo spagnuolo dice infatti come noi — No vale, cosa - che noi usiamo tal quale — Ne' mmale cose —
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così - Nu stime cose — Non ne sacce cose - N'^e sa cose.
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