Donne. Già si sa, che questo "Don ci venne regalato dagli Spagnuoli. Il no-
stro Palma (Op. cit., voi. 3, pag. 6) ne ha trovata la prima menzione per noi in un atto del 1547. Il popolo però, sempre più italiano delle persone civili, ritiene ancora il Onore, e lo adopera sopratutto colle donne.
Mò. Due. Mo seme dò e nen ?eme ne-
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sciune. Modo di esortare qualcuno a parlar chiaro, o a rivelar qualche segreto. Donna.Noi non usiamo affatto questo vocabolo, ma solo e sempre Penimene.
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Donne. Avv. Usasi solo interrog. Donn'ahè ? V. Saggio di Grammatica.
Ducile. Per Lu ducile antonomasti-camente s'intende sempre il duca d'Atri della famiglia d'Acquaviva d'Aragona. Un duca d'Atri e precisamente Giosia dominò, qual feudatario, Teramo dal 1424 al 1460. Rimetto ad altra volta la storia di questo dominio, e quella commovente dei nobili e fruttuosi sforzi che fece Teramo per liberarsene, come pure le leggende che corrono per le bocche del popolo sul duca d'Atri, fra le quali ce ne sono delle ghiottissime. Il ramo principale dei duchi d'Atri si estinse colla morte di Rodolfo XVII, o XVIII, avvenuta in Napoli nel 1757. Gli attuali duchi d'Atri sono del ramo dei conti di Conversano di Puglia.
Darmi. Intrans. Dormire. OtCagne e 'ddurme. Sm. Ozioso, inetto.
Dure. Fa dure. Fare il solletico. Dure si usa da noi solo in questo senso ; e nell'altro, di schifo ; Fa, Meni dure de na cose, Venire a schifo, avere a schifo; ma mai in quello di duro, toscano ; usiamo sempre in vece sua, Tòste.
Durate. Sm. Legno leggerissimo a due ruote. V. Scappavije.
Dosala. Intrans. Stare a sentire, spiare, guatare.
Dottóre. Buttare de li brache. Il to-
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scano, Dottore dei miei stivali.
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