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La grammatica ed il lessico del dialetto teramano.
Due saggi
Giuseppe Savini
Ermanno Loescher Torino, 1881, pagine 207

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   dopo mangiati i fichi, si beve l'acqua, dicono che: Fa la fumile, ossia che il J e u
   cibo e la bevanda si arrestano alla forcella dello stomaco, e non possono calar giù.
   Fureje. Sf. Furia. Mannaggia la fureje, e ci me la mette, si dice per ironia di quelli che sono lentissimi nel-l'operare. Ecco l'apologo che ha dato origine a questo modo di dire. Una volta la femmina d'un riccio figliò ; il maschio, per accudire la puerpera, andò a comperarle una tazza di caffè. Andò con tanta prestezza, che impiegò sette anni a ritornare, e tornato trovò la moglie che stava ancora in letto a curare il puerperio. Ma mentre saliva le scale, che è che non è, incespica, e paffete ! casca e rompe la caffettiera. Allora fu che esclamò : Mannaggi' a la fureje, ecc. Il tose, dice, ma senza ironia: Maledetta la mi' furia e quando lo presi gobbo (V. FANFANI, Di%. Lingua /fa/.) Si dice pure a chi ci mette molta premura e fretta a fare checchessia; Eh ! se'ccc vi ngbe 'ssa furejt, ti la pù 'rpijì la ciucclielattìre. Onesto altro modo di
   o o
   dire, pure ironico, ha origine storica. C'era tempo fa fra noi uno stagnare, famoso per la sua lentezza. Un tale gli portò ad accomodare una cioccolatticra. Si die' il caso che in quel frattempo costui dovè partire per fare il soldato. Stato sotto le armi per otto anni, come allora si usava, alfine tornò in patria, e dopo qualche tempo si risovvenne della cioccolattiera. Corse dallo stagnino e la trovò intatta, e proprio a quel posto dov'egli stesso l'aveva posata otto anni prima. Lamentatosi di tanta lungaggine, si sentì rispondere con un certo sdegno dallo stagnino: Eh! se 'cce vi nghe 'ssa fureje, te la fu 'rpijì la ciucclielattìre.
   Fargia. Trans. Verbo usato soltanto dai ramai; è né più né meno che il francese Porger.
   Furgone. Sm. Il carro degli eserciti.
   Furizzeje. Sm. Furto, fraudolenza. Si usa soltanto nel proverbio assai morale e vero: Furi^eje e puttanii&jc, crepe la terre e pure I' ardice. Fuori di
   •fo o f V u
   qui non si ode mai questo vocabolo.
   Ftirlengacce. Sm. Berlingaccio. Per noi è precisamente quel convito o scorpacciata, che si fa al fine della mes-sura e trebbiatura, o quel pranzo che il padrone o il capo-mastro da ai suoi operai, terminato un lavoro lungo, come fabbrica, ecc.
   B'urlòne. Sm. Metatesi di Frullone.
   Funnale. Sm. Gora.
   Furnacelle. Sf. Fornello.
   Fumarole. Villaggetto del nostro comune a pochi chilometri ad occidente della città. Secondo il Palma (Op. cit., voi. I, pag. 51-52), esso trasse il nome da un Furnio. Qui noto che il popolo ha ritenuto l'etimologia latina intatta, mentre sui registri ufficiali sta scritto; Frondarola.
   Furie. Add. Lu pe^e furie. Il guar-dione dei calzolai. Sm. Lu furie de lu sapóne, la calce viva.
   Furzaje. Sf. Fortezza; quella striscia di panno che si mette in qualunque parte degli abiti per renderli più forti e resistenti; ed anche qualunque rinforzo che si fa ai muri per sostegno, ecc.
   Fuse. A }tu suprabbete n 'g' è fuse d'apponile. È il toscano: eh ! là non c'è da mordere. A Napoli dicono: 'N coppa, a la gonnella mia non c'è ssise da mettere.
   Fnitc. Sin» Stu fuìte. Si usa con qualche jattanza per indicare sé medesimo; p. es. Lasse fa ~!tu faste.

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