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La grammatica ed il lessico del dialetto teramano.
Due saggi
Giuseppe Savini
Ermanno Loescher Torino, 1881, pagine 207

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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    — 151 — altro mandato prima non torni, gli si dice : Nem baceme la fabule de lu Iarde. C O J 00 O Come il corvo di Noè. Lardijà. Trans. Pillottare. Lasche. Add. Lento, rado, allentato. Dal lat. Laxus. Lassù. Spesso subisce 1' aferesi quando regge l'infinito; p. es.: 'Ssamme jì. 'Ssallu fa, ecc. Lasciami andare, lascialo fare, ecc. Lastre. Sf. Il fondo o la piastra della serratura. Latine. Fa nu Ialine, far un grosso errore, e così, Casca nghe nu latine, vale lo stesso. Il tose, è Fare un latino falso. Lavannàre. Sf. Sorta di ballo contadinesco. Lavrà. Trans. Pei nostri contadini vale per antonomasia Arare. Laziere. Sm. Becero, uomo senza educazione, e così : Latrate, azioni da Lacere. Lazzari]». Trans. Ferire in più parti la faccia. LazzarSIe. Sf. Giuggiola. Lebbre. Sm. Lepre, Aspettasse lande li libbre. Il tose. Aspettassero tanto i tordi. Legfffe. N\e sa che Ugge appórte, non si sa che pretenda, che voglia. Lchante. Sm. Gli steli del vinco, con cui si fanno legami. Lenone. Sf. Lingua. È voce dell'uso Senese, e della lingua Spagnuola. Armettese la lengue de la feste, il tose. . o.» n s } o J o' parlare m punta di forchetta. Lingue de passere, sorta di pasta. Quando uno * o o * chiede e richiede una cosa, e dopo mille richieste alfine 1' ottiene, dice con ardita metafora: 3vCe ci a fatte rasa la lingue. Lingue si usa anche per dialetto. È lu uiere ca tu scrive nu libbre C O o sobbre la lingua Terramane ? O C ° a Lenze. Li len^e. Sf. I lacci dei bambini, come dicono a Pistoia. Lepp£. Add. Schifiltoso nel mangiare. Lesejdne. Sf. Pelo delle mura. Le-siunàsse. Rifl. far pelo delle mura. o r Lascile. Sf. Fetta di pane. Letica. Trans. Affettare. Usiamo questo verbo solo pel pane. Può venire dal francese Lécite, ma meglio forse dal catalano Llesca, Llescar. (DlEZ, Et. Tlict., pag. 275). Levacce. È lo stesso che ^Arlcvacce. Vedi Arlevacce. Levandare. Sm. Forte vento che spira da levante. Lèvete. Sm. Lievito. J'à fatte pèrde lu lewli, si dice per esagerazione di chi, essendo stato ospitato in casa altrui, vi abbia mangiato assai, quasi volesse dirsi che per saziar colui, i padroni di casa hanno dovuto consumare fino il lievito e farne pane. Llbberà, libbra. Trans. Liberare; *A sta cannile se libbere, così dice colui, al quale di una data mercé o altro non rimanga che quello scampolo che mostra. La metafora è presa, ed è chiaro, dalle aste pubbliche. Lldeje o Lltejc. Add. Laido. Ce ne serviamo più per esprimere sozzura morale che materiale, eTaccompagnamo sempre con Zayt, e detto a donna, Z-^a liteje è massima ingiuria. Ligrg-ìre de mane. Metaf. Ladro, perché il ladro ha, o deve avere la mano svelta. Linde e ppinde. Di chi sia vestito assai ricercatamente. Lire. Sf. Ghiro. 'Lllllt-re. Sm. Per lo più il plurale^ ed è parola del gergo, per Danari. 'Huccbe. Sm. Allocco. È mi 'llucclie, e un baggeo.Lucche Iucche, mogio mogio. *

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