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La grammatica ed il lessico del dialetto teramano.
Due saggi
Giuseppe Savini
Ermanno Loescher Torino, 1881, pagine 207

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 163 —
   voce cosi : Indoglia. In Toscana, come ho scritto, si dice Cotichino.
   'Nnumenate. Sf. Nominanza, fama. Add. lì pe' nnumcnate. Andar famoso.
   O O
   Noce. Sf. Nodo del collo. Metaf. Debitore decotto, o poco volonteroso di pagare. Lo si dice anche Nocia ràngeche.
   Molte. Ouann'é notte la sfre. La sera,
   O -*- o C O
   al cader del giorno. Te vujje fa cume n' ore de notte, minaccia che si fa ai
   O O O
   bambini, e vuoi dire che a via di busse lor si vonno far le carni nere come la notte. Sen^a li nutte e li feste de corte, cosi si risponde a chi accusa meno anni di quelli che ha; p. es. Abaje qua-rand'anne. Sci, risponde l'altro, sen%a li nutte, ecc.
   Move. Sf. Nuova. Ci a 'rjite la nove, di uno, che partito per lontano paese vi muore, e nella patria, anziché lui, ritorna la nuova della morte sua.
   Macchie. Sm. Nocciuolo.
   Mute. Add. Nudo. A la mite, sulle carni
   ignude. A la nule a la nute, perfettamente
   ignudo. I toscani direbbero, nudo nudello.
   Muvele. Sf. Nuvola. Arstà nghe li
   nuvele, Star imbronciato. Vedi hune 'm
   o o o
   'merre na nuvele, vederlo al perso. Fa li
   *-^o u v *•
   nuvele. Di vino fosco.
   ' O
   'Mzalatare. Sm. e f. Erbajuolo.
   'Mzarde, 'Mzardà. Azzardo, ecc.
   'Mzeggette. Purtà 'nqeggettti. Giuoco fanciullesco, detto in Toscana: Portar uno a predellino.
   'Mzellate. Add. Sellato. Vizio dei cavalli, ecc.
   'Mzertà. Trans. Innestare. Dicendosi in Toscana Inserto, dovrebbe dirsi anche Insertare. 'N^ertà. Metaf. Comunicare qualche malattia; p. es. J'à 'n%er-tate la rógne.
   'Mzenende. Prep. Infine. V. Saggio di Grammatica.
   'Mzulde. Sm. Insulto, e per lo più metaf. Colpo apopletico.
   Ogn«. Sf. Unghia. Fa lecca I' ogne. Di cosa squisitissima. Il tose. Leccarsi i baffi. Ed anche di cosa pagata assai cara. E per antifrasi ironica si dice: J'à fatte na "strettite, che fa fatte lecca l'agne. Manghe n' ogne, punto punto.
   Olme. Sm. Olmo. Ti a alme. Fa
   U J (,
   l'ulme. V. Passatelle. E presa la metafora di qui, si dice: Jì alme, trascurare di fare una cosa, di andare in un luogo, ecc.; p. es. Uje la scóle a jite aolmco
   ' r 'O O ' U U
   a jite alme.
   ' o o
   Ombre. Vrevugnasse de l'ombra su. Metaf. Di uomo eccessivamente timido.
   Ome ed Ornmeae. Plurale. Um-mene. Sm. Uomo. Per ischerzo si dice alle donne che si vantano troppo, Ce vò l'ummene'ppè' ffà lifemmene. Fa Vam-
   mene. Andar trovando operai, che ven" gano a lavorar nel podere; e da poco in qua il popolo, sempre spiritoso, applica questo modo di dire ai galoppini elettorali che vanno accattando voti.
   Oprareje. Sm. Operaio. Conserviamo \'R latino.
   Or^. Nghe 'll'ora bòne. Sorta di augurio, usata per lo più dalle donne.
   Orghene. Sm. Sunà V bryhene. In
   
    * o o gergo, Rubare. Orze. Da o passa l'orbe. In gergo, Bastonare. Asse. Af a jite loca n'osse. Di cibo j i
    • •
   od altra cosa gustati assai.
   Ove. Ove calìe. Uovo da bere. M'
   V O
   lette a 'mme ce se tute cóce l'6ve. Usasi 0 » . o o V, « „.
   per esprimere grande paura sofferta.

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