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HATRIA = ATRI

Dr. Luigi Sorricchio
Tipografia del Senato Roma , 1911, pagine 324

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   « nonostante la splendida vittoria riportata sulla Trebbia ; « egli sapeva anche che la meta de' suoi pensieri, 1' umiliale zione di Roma, non si poteva raggiungere per la tenace « fierezza dei Romani, nè collo spavento, nè colla sorpresa, « ma solo col completo soggiogamento dell' orgogliosa città. « Si sapeva da tutti quanto fosse superiore a lui, che non « riceveva dalla patria che incerti ed irregolari sussidi, e che « in Italia non poteva fare assegnamento che sul popolo « celto volubile e capriccioso, la federazione italica, tanto in « solidità politica, quanto in risorse militari ; e quanto il sol-« dato cartaginese, fosse inferiore nella tattica al legionario, « nonostante le gravi fatiche impiegate da Annibale, era stato « compiutamente provato dalla difesa di Scipione e dalla « brillante ritirata della fanteria dopo la sconfìtta toccata « sulla Trebbia. Da questa persuasione sorsero i due pensieri «fondamentali che regolarono costantemente il modo d'ope-« rare di Annibale in Italia: di combattere, cambiando con-« tinuamente il piano d'operazione e il teatro della guerra, « conducendola piuttosto come un avventuriere, e di atten-« dere il risultato non dai successi militari, ma dai politici, « cioè dalla successiva dissoluzione e dal finale scioglimento « della federazione italica. Questo modo di far la guerra era « necessario perchè la sola cosa che Annibale poteva con-« frapporre a fronte di tanti svantaggi, cioè il suo genio mili-« tare, acquistava tutta la sua importanza soltanto se egli « poteva fuorviare i suoi avversari per mezzo di impensate « combinazioni ; se la guerra sostava, egli era subito perduto. « Questo sistema gli era imposto dalla sana politica, perchè, « egli, il formidabile vincitore di battaglie, ben compren-« deva che vinceva sempre i generali e non le città e che « dopo ogni nuova battaglia i Romani rimanevano superiori « ai Cartaginesi, come egli rimaneva superiore ai generali « romani.
   « Che Annibale non si sia fatta illusione su questo rap-« porto, nemmeno quando era all' apice della fortuna, è più