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HATRIA = ATRI

Dr. Luigi Sorricchio
Tipografia del Senato Roma , 1911, pagine 324

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   LIBRO III - H ATRI A SOCIA DI ROMA
   meno, ed erano tutti affetti di scabia. Annibale stesso era stato colpito da oftalmia. Egli, nonostante tutto, non tralasciava di tenere esercitate le sue genti nelle nuove armi che in gran copia aveva tolto ai Romani. Polibio ha poi una di quelle fastidiose digressioni, tanto abituali in lui, trasportandoci per un poco a Roma ed a Cartagine ; poi ritorna ad Annibale ed alla sua marcia. « Annibale - egli dice - levati gli accampa-« menti (dalle vicinanze di Fermo) e marciando a piccole « giornate lungo il lido dell'Adriatico, alimentava l'esercito « nell' opulenta e fertile provincia, lavando coi vecchi vini, « di cui v' era grandissima abbondanza, i piedi dei cavalli « affine di liberarli pił facilmente dalla scabia. Tra i soldati, « ancora, quelli che erano feriti faceva curare diligentemente, «gli altri fortificare e preparare alle future cose». Annibale mirava ad Atri ed ai popoli Sabelli ; quindi la provincia opulenta e fertile, ricca di vini (come si ha da altre fonti), non poteva essere altra, in discesa verso la Puglia, da Fermo in qua, che quella dal Tronto al Vomano, dove stendevasi l'agro coloniale romano-latino e quello proprio di Atri. Una infinitą di autori greco-latini, direi tutti che parlano dei nostri luoghi, non fanno che decantarne i vini, che entrano nella farmacopea del tempo. Nessun paese pił adatto, anche da questo lato, per la cura di cui abbisognavano uomini e bestie cartaginesi. Infatti tutti gli scrittori posteriori hanno interpretato il passo di Polibio per la parte piana ed orientale del Pretuzziano e dell'Adriano territorio.
   Annibale dovette porre il suo quartiere generale al castello del porto d'Atri, ossia al Matrino, che trovavasi al centro della regione, davanti al mare che gli apriva le comunicazioni con Cartagine, ed allo sbocco della via Salaria in coincidenza colla Valeria, per cui aveva libero il passo e dal monte e dal mare per le terre dei Sabelli. Quivi lo raggiunsero i sarcasmi di Annone, 1' emulo dei Barca, che lo combatteva nel Senato cartaginese e l'accusava di non aver saputo distogliere una sola cittą dalla confederazione latina: