170
LIBRO III - H ATRI A SOCIA DI ROMA
piceno e si accresce in quello romano-latino coll'agro coloniale nel Pretuzzio. I confini atriani erano stati segnati dalla natura, che aveva guidato entro la loro cerchia l'espandersi delle prime genti. Sono invero i piů semplici e naturali che immaginar si possano. Il territorio atriano č un trapezio racchiuso da due fiumi, dal mare e dal monte, con un prolungamento litoraneo verso la foce di un terzo fiume, Ostia Aterni. Il lato minore del trapezio s'infrange sulle rocce del Gran Sasso, tra le sorgenti del Fino ed il primo corso del Vomano, i quali due fiumi, allargandosi e scendendo fino al mare, sono le tangenti che intersecano il lato maggiore del trapezio, formato dalla linea del mare; e mentre l'un fiume, il Fino, raccolte le acque del Tavo diventa Salino, dando luogo nella sua foce alle Saline, l'altro, il Vomano, divenuto sotto Atri Matrino, ne forma al suo sbocco il porto omonimo.
Il prolungamento solamente litoraneo, del confine sino alla sinistra sponda dell'Aterno, non č che il segno - consacrato nello stesso nome di Atermis - del passaggio dei Siculi, come congetturammo, ed il termine politico intervenuto posteriormente tra Piceni e Vestini, popoli affini. L'Aterno, quale limite meridionale del Piceno, e quindi implicitamente di Atri, non č solamente rammentato da Plinio, che nella sua esposizione č chiaro ed ordinato, ma benanco da Strabone (lib. V) e dagli altri. Tale stato di cose permaneva ancora al tempo che Plinio scriveva (an. 77), e riferi vasi tanto al Piceno antico quanto alla nuova divisione augustea.1 Egli infatti scrive al cap. XIII, Histor. Natur. : « Quinta regio Piceni est, quon-« da ut uberrimae multitudinis CCCLX.M. Picentium in fidem « pop alo Romano venere. Orti sunt a Sabinis voto vere « sacro. Tenuere ab Aterno arane ubi nunc ager Hadrianus «.et Hadria colonia a mari VII M. pass, fiumem Vomanum, « ager Praetuttianus, Palmensisque ». Che cosa possa esservi di errato in questo passo, o meglio che cosa possa autoriz-
1 Vibio, De flurniněbus, pag. 10. « Atermut Hadriae».