Stai consultando: 'HATRIA = ATRI ', Dr. Luigi Sorricchio

   

Pagina (186/332)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (186/332)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




HATRIA = ATRI

Dr. Luigi Sorricchio
Tipografia del Senato Roma , 1911, pagine 324

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   CAPITOLO III.
   183
   Atri (290) probabilmente non ne furono dedotti nò di più, nè di meno; onde la cifra potè quivi aggirarsi tra i quattro e i seimila.
   III. Santuario sul Monte Giove. — La divinità di Giove, non solo suprema potenza cosmica, ma etica, come tutrice delle promesse giurate e dei trattati, era insieme un simbolo religioso e politico: in quest' ultima qualità era principalmente adorato dai prischi latini. Giove dal Monte Albano proteggeva la lega latina, come dal Campidoglio vegliava sui destini di Roma. Cosi non vi fu forse colonia latina o romana che non erigesse sul monte più conspicuo un santuario al supremo nume tutelare e non facesse di un tal tempio il centro politico della colonia, ponendo sotto 1' egida sua la santità del patto stabilito con Roma. Noi l'avemmo, come accennammo, sull'alto colle che si eleva a 748 metri dal livello del mare tra la sorgente del Piomba, la valle del Fino e quella del Mavone, nel cuore del territorio atriano. La scoperta e la illustrazione epigrafica e storica ne fu fatta dal prof. F. Barnabei, al quale mi rimetto. 1 Trattasi di tre iscrizioni, due delle quali possono riferirsi alla colonia latina, e la terza, dedicatoria e più decisiva, a quella augustea, la quale esamineremo al suo luogo. Tutte e tre, scrive il Barnabei, provengono dalla sommità del colle. La prima, monca del primo verso che avrebbe nominata la divinità del luogo, che però ci è detta dal nome del monte, è un voto di due o più sorelle Anstitie, figlie di Spurio e di due Cedazii, figli-di Publio della tribù Meda, a cui apparteneva Atri. Il Barnabei osserva non essere probabile che sulla cima del colle fosse stata eretta una semplice edicola « perocché i pezzi dei « musaici, dei lavori anche ordinarli dei bassi tempi che qua « e là si veggono, travolti nei lavori di coltivazione sul cul-« mine del colle, indicano che le fabbriche ebbero quivi non
   1 Bull. Int. Arch. Germop. cit., 1888.