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HATRIA = ATRI

Dr. Luigi Sorricchio
Tipografia del Senato Roma , 1911, pagine 324

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO III.
   213
   ad una divisione agraria più antica di quella di Augusto, pur tuttavia invalsa in varii luoghi. Val quanto dire che all'antica colonizzazione latina si era, non in tutto il territorio, ma in varii luoghi di questo, aggiunta la nuova di Augusto. Dove erano questi luoghi assegnati ai veterani '? Dopo la scoperta della lastra di Monte Giove non si dura fatica a rispondere. Erano a nord-ovest di Atri, lungo la vallata a destra del Vomano, dominata dalla punta eminente del sacro monte. Atri non si stendeva più tra i Pretuzzii a sinistra, poiché era sorta Beregra il cui agro era stato assegnato, ma giungeva ancora all'Aterno, benché sulla opposta destra sponda del fiume s'instituisse nuova colonia.
   L'organizzazione interna del municipio coloniale atriano era quale 1' abbiamo veduto nel precedente capitolo derivante dalle riforme Sullane e dalla legge Giulia municipale, e quale nel fondo suo sostanziale doveva essere 1' antico comune-stato latino. Però nell'età in cui entriamo ogni imperatore, si può dire, toglie od aggiunge o modifica alcuna cosa nel governo e nei dritti del municipio. Tali alterazioni cominciarono subito. Augusto, per impedire il soverchio agglomeramento di gente alla capitale nei giorni dei comizii, permise che i voti vi fossero mandati per iscritto e sigillati. Pare che ancora restringesse tale dritto di voto, che diremmo politico, lasciandolo solo ai decurioni, ossia al ceto primario. L'altro suffragio, che potremmo dire amministrativo, per eligere gli ufficiali del municipio, apparteneva a tutti i censiti, che sembra però l'esercitassero per corporazione e non per individui, come ne abbiamo esempii in Pompei. 1 L'assemblea comunale rimaneva nella sostanza la stessa del tempo piceno e della Federazione latina, e, possiamo dire, quale è rimasta sempre in Atri fino all'età napoleonica.
   Nel periodo di cui trattiamo si avevano i centumviri o conscripti che componevano la curia od il Senato ereditario,
   i Db Petra, Sulle condizioni delle città italiche dopo la guerra sociale. Napoli, 1866, pagg. 73-79.